Onu: «Le vittime della repressione sono almeno 2.200»
Navi Pillay: Violazioni ancora in corso, possibili «crimini contro l'umanità»
GINEVRA - Il bilancio delle vittime della repressione del regime di Bashar al Assad contro i manifestanti anti-governativi siriani è di almeno 2.200 morti: lo ha dichiarato l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, in apertura della seduta straordinaria del Consiglio per i Diritti umani dell'Onu in corso a Ginevra.
Pillay ha sottolineato come le violazioni dei diritti umani in Siria siano ancora in corso a tutt'oggi e come «la natura e l'estensione di tali atti possano rappresentare dei crimini contro l'umanità».
La seduta dovrebbe concludersi con una risoluzione di condanna della repressione, la richiesta della fine immediata delle violenze e l'invio di una commissione di inchiesta indipendente sull'utilizzo della violenza da parte delle forze di sicurezza di Damasco contro i manifestanti anti-governativi.
La richiesta ufficiale di convocazione del Consiglio era stata presentata da Stati Uniti, Unione Europea ed alcuni Paesi arabi: «Occorre mantenere la pressione a causa del deteriorarsi della situazione» in Siria, avevano spiegato fonti diplomatiche, che fra i Paesi arabi coinvolti hanno citato Arabia Saudita, Qatar, Giordania e Kuwait; la riunione era stata chiesta da ventiquattro Paesi sui 47 Stati membri del Consiglio, più del terzo necessario per avviare la procedura.
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