3 ottobre 2025
Aggiornato 00:30
Assad a Ban Ki-moon: «Terminate le operazioni militari»

Gli USA e l'Europa chiedono le dimissioni di Assad

Gli Stati Uniti hanno inasprito le sanzioni contro Damasco. Ashton: «Assad lasci il potere, ha perso legittimità». Rapporto Onu ipotizza azione Corte penale internazionale

DAMASCO - Offensiva diplomatica di Stati Uniti e Unione Europea contro il presidente siriano Bashar al Assad. A cinque mesi dall'inizio della sanguinosa repressione contro gli oppositori del regime di Damasco, che ha fatto finora più di 1.700 morti, i leader di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Unione Europea hanno chiesto ad Assad di dimettersi, mentre stasera alle 21 (ora italiana) il Consiglio di Sicurezza dell'Onu si riunisce per discutere della crisi nel Paese mediorientale.
Oltre a chiedere al dittatore siriano di farsi da parte, il presidente americano Barack Obama ha firmato un ordine esecutivo che blocca tutti i beni del governo siriano negli Usa e vieta l'importazione di petrolio e prodotti petroliferi siriani. Posto il divieto anche all'esportazione di servizi da parte di aziende americane verso la Siria. Le nuove sanzioni che Obama ha ordinato oggi al Tesoro di mettere in pratica bloccano di fatto tutte le attività petrolifere ed economiche siriane negli Usa o con soggetti americani.
Con un comunicato congiunto anche i leader dei tre principali Paesi europei, Nicolas Sarkozy, Angela Merkel e David Cameron, hanno chiesto ad Assad di lasciare il potere, auspicando l'adozione di «nuove e più severe sanzioni» nei confronti del regime di Damasco.

Assad a Ban Ki-moon: «Terminate le operazioni militari» - Il Presidente Bashar al Assad ha comunicato al Segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon che in Siria sono terminate le operazioni militari contro gli oppositori.
Stando a quanto riferito da un portavoce dell'Onu, Ban ha chiamato Assad per chiedere che «cessino immediatamente tutte le operazioni militari e gli arresti di massa», ottenendo come risposta che le «operazioni militari e di polizia sono terminate». Nel corso del colloquio telefonico, il Presidente siriano ha quindi sottolineato che il suo Paese «rimarrà forte» davanti alle pressioni della comunità internazionale.
Oggi, l'Alto commissario Onu per i diritti dell'uomo dovrebbe chiedere al Consiglio di sicurezza di autorizzare l'avvio di un'inchiesta della Corte penale internazionale sulla repressione in Siria nel corso della sessione dedicata alla crisi siriana.
L'alto commissario per i diritti dell'uomo, Navi Pillay, e la coordinatrice degli aiuti di emergenza, Valerie Amos, dovrebbero illustrare gli ultimi sviluppi della situazione nel Paese, dove la repressione contro le manifestazioni in atto dalla metà dello scorso marzo hanno causato quasi 2.000 morti.

Decreto presidenziale Obama blocca i beni del Governo Assad - Il presidente Barack Obama ha firmato un ordine esecutivo che blocca tutti i beni del governo siriano negli Usa e vieta l'importazione di petrolio e prodotti petroliferi siriani oltre che l'esportazione di servizi da parte di aziende americane verso la Siria. Le nuove sanzioni che Obama ha ordinato oggi al Tesoro di mettere in pratica bloccano di fatto tutte le attività petrolifere ed economiche siriane negli Usa o con soggetti americani. La nota del Tesoro che annuncia la decisione dice anche che l'ordine presidenziale autorizza a sanzioni contro qualunque persona fisica o giuridica, americana o no, che «fornisca sostegno allo stato siriano».
All'annuncio delle sanzioni si accompagna per la prima volta la richiesta al presidente siriano Bashar Assad di dimettersi.
Tuttavia, ha reso noto la Casa Bianca, Obama «non ha alcun piano» per richiamare l'ambasciatore americano a Damasco, Robert Ford.
«In risposta all'escalation ininterrotta di violenza contro il popolo siriano», afferma il comunicato del Tesoro, le nuove sanzioni hanno per obiettivo di «evitare che beni dello stato siriano entro la giurisdizione degli Stati Uniti siano utilizzati per prolungare la campagna di violenza e di repressione condotta dal regime siriano contro i suoi cittadini». Il segretario al Tesoro Timothy Geithner ha affermato che l'ordine esecutivo di Obama «colpisce una fonte di denaro cruciale per il governo siriano e, insieme alla continuazione delle nostre sanzioni mirate, renderà impossibile al regime di Assad finanziare la sua campagna di violenza contro il popolo siriano».

Clinton: «Ora Assad se ne vada, siriani guidino transizione» - Il governo Usa ha preso posizione per le dimissioni del presidente siriano Bashar Assad e ha annunciato nuove sanzioni contro il regime di Damasco. Il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha detto oggi parlando al dipartimento di Stato che «la transizione alla democrazia è cominciata ed è ora che Assad si tolga di mezzo».
La dichiarazione di Clinton riprende le notizie di fonte della Casa Bianca secondo le quali oggi Barack Obama dovrebbe annunciare sia le sanzioni che la richiesta del presidente degli Stati Uniti ad Assad di dimettersi. «Faremo passi per mitigare qualunque effetto non voluto delle sanzioni sul popolo siriano.
Sono sanzioni intese a fermare la campagna di terrore di Assad».
La transizione politica nel dopo Assad, ha detto Clinton, «sarà lasciata ai siriani. Nessuna potenza esterna può imporre una transizione. Dovranno scegliere i siriani, in un sistema democratico e legale senza distinzione di etnia, religione, setta o genere. Noi faremo la nostra parte per sostenere le loro aspirazioni per una Siria democratica e inclusiva».
Questa sera, ha ricordato Clinton, «il Consiglio di sicurezza si riunirà per discutere di questa minaccia alla pace e alla stabilità internazionali».

Sarkozy, Merkel, Cameron: Assad vada via - Con un comunicato congiunto i leader dei tre principali Paesi europei, Nicolas Sarkozy, Angela Merkel e David Cameron hanno chiesto al presidente siriano Bashar al-Assad di lasciare il potere ed hanno auspicato l'adozione di «nuove e più severe sanzioni» nei confronti del regime di Damasco.
Il presidente francese, il cancelliere tedesco e il primo ministro britannico esortano il regime siriano «a porre fine immediatamente a qualsiasi forma di violenza, a liberare i prigionieri politici a permettere alle Nazioni Unite di condurre senza intralci una missione di monitoraggio della situazione».

Ashton: «Assad lasci il potere, ha perso legittimità» - Il presidente siriano Bachar al-Assad deve «lasciare il potere». Alla richiesta di Washington si aggiunge ora il monito diretto del capo della diplomazia dell'Unione europea, Catherine Ashton.
«L'Ue prende atto che il presidente siriano Bachar al-Assad ha perso ogni legittimità agli occhi del popolo siriano, e che è necessario che lasci il potere».
«La lista di nomi aggiuntivi a quelli colpiti da misure restrittive dell'Ue è in preparazione», ha reso noto la Ashton sottolineando che «l'Ue avanza nelle sue discussioni per nuove misure che allargheranno il campo delle sanzioni contro il regime siriano».
Il capo della diplomazia di Bruxelles ha poi bollato come «inaccettabile e intollerabile» l'acuirsi della repressione nel Paese.

Rapporto Onu ipotizza azione Corte penale internazionale - In Siria negli ultimi sei mesi il regime ha messo in atto una repressione talmente brutale da configurare «crimini contro l'umanità»: lo sostiene in un rapporto l'Alto commissariato Onu per i diritti umani invitando il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, che si riunirà in serata, a «ipotizzare un ricorso alla Corte penale internazionale».
Nel rapporto di 12 pagine, redatto da tredici esperti dell'Alto commissariato Onu per i diritti umani, si fa riferimento in via ufficiale a «torture e altri trattamenti degradanti, e inumani, contro i civili per mano delle forze di sicurezza e dell'esercito».
Secondo il rapporto Onu, nella repressione scatenata in diverse parti del Paese a partire dal 15 marzo, le forze del presidente Assad hanno mostrato «un'apparente volontà di sparare per uccidere» considerando che «la maggior parte delle delle ferite dei proiettili sono state localizzate in testa, al petto e generalmente nella parte superiore del corpo». Esercito e polizia, prosegue il rapporto, «aprono spesso il fuoco senza distinzione sui civili».