18 aprile 2024
Aggiornato 22:00
Il popolo di piazza Tahrir torna quindi a far sentire la sua voce

Il Egitto sale malcontento, venerdì nuove manifestazioni

Voci contro le elezioni in tempi rapidi, favore ai Fratelli musulmani

IL CAIRO - Cinque mesi dopo la caduta del regime di Hosni Mubarak torna a montare la rabbia popolare in Egitto e venerdì tornerà a popolarsi piazza Tahrir, al Cairo, il luogo già teatro delle grandi manifestazioni che hanno portato alla caduta del «Faraone». I manifestanti torneranno a chiedere ai militari di fare quanto promesso e intraprendere la strada della transizione verso la democrazia. E in vista dell'appuntamento di venerdì il clima si scalda anche in periferia. Oggi pesanti scontri si sono registrati a Suez dopo la decisione delle autorità di scarcerare alcuni poliziotti protagonisti della repressione di febbraio.

Il popolo di piazza Tahrir torna quindi a far sentire la sua voce. Ex funzionari del regime impuniti, un calendario elettorale contestato, un crescente numero di processi a carico di civili portato davanti alle corti militari: è l'esercito, oggi, l'obiettivo dei movimenti che hanno dato origine alla rivolta. Vogliamo sia fatta davvero pulizia, vogliamo dei veri processi, un vero governo» ha scritto sulla sua pagina Facebook la Coalizione dei giovani della rivoluzione, principale federazione dei movimenti degli internauti, che hanno dato il via alle proteste di gennaio. Per uno dei suoi membri, Mustafa Shawky, «bisogna dire chiaramente che la politica non è un affare per l'esercito».

L'Associazione nazionale per il cambiamento, vicina a Mohamed ElBaradei, chiede «la fine della riedizione dei metodi repressivi dell'antico regime». E un'associazione di giovani salafiti (fondamentalisti musulmani) si è unita agli appelli a scendere in piazza. Manifestazioni sono previste in tutto il Paese, in particolare nell'emblematica piazza Tahrir del Cairo, luogo d'origine della rivolta. Non hanno invece aderito i Fratelli musulmani: «Ci sono stati già abbastanza scontri e problemi in strada, recentemente. Non vogliamo essere implicati» ha dichiarato un portavoce del movimento, Mahud Gozlan.
Il rinvio dei processi a carico di numerosi poliziotti - alcuni scarcerati su cauzione - accusati di aver ucciso dei manifestanti nel corso delle proteste ha riacceso il sentimento d'ingiustizia in molte persone. Il rilascio, ieri, di tre ex ministri di Mubarak, accusati di corruzione, ha aggravato la frustrazione tra la popolazione.

La scelta di tenere a settembre le prime elezioni politiche dell'era post-Mubarak è ugualmente criticata da molti militanti, che credono che uno svolgimento così precoce del voto possa solo fare il gioco dei Fratelli musulmani, il movimento al momento più strutturato. Molte voci si sono alzate per chiedere anche la stesura di una nuova Costituzione prima delle elezioni, per garantire le fondamenta di una democrazia.