29 marzo 2024
Aggiornato 15:30
Medio Oriente

Miracolo Obama, Israele e Anp il 2 settembre a Washington

Dopo 20 mesi di stop, riprendono i negoziati. Hillary Clinton: «Colloqui potranno concludersi in un anno»

WASHINGTON - Come ha fatto il presidente Barack Obama a convincere israeliani e palestinesi a riaprire il processo di pace, morto e sepolto da quasi due anni? Se lo chiedete a Michael O'Hanlon, esperto del Brookings Institution di Washington e uno dei guru sulla politica estera degli Stati Uniti vi risponde che in tutta onestà «non ne ha la più pallida idea». Fatto sta che ci è riuscito, e che il piano è ben dettagliato. I colloqui di pace diretti tra israeliani e palestinesi, fermi da 20 mesi, ripartiranno il prossimo 2 settembre a Washington. Lo ha confermato il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton. L'obiettivo, ha affermato il capo della diplomazia Usa, è quello di trovare una soluzione al conflitto nel giro di un anno.

L'INVITO - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen sono stati invitati a Washington e l'incontro faccia a faccia si terrà alla presenza del presidente americano Barack Obama. Dovrà «rilanciare i negoziati diretti per la risoluzione di tutte le questioni relative allo status finale (confini, rifugiati e Gerusalemme ndr.)». Sono stati invitati ad assistere anche il presidente egiziano Hosni Mubarak e il re di Giordania Abdullah II, considerato il «ruolo decisivo» da essi svolto nel processo di pace.
L'inviato Usa per il Medio Oriente, George Mitchell, che negli ultimi quattro mesi ha mediato tra le due parti nel corso dei colloqui indiretti, ha detto che permane ancora un clima di sfiducia tra le parti, ma auspicato che si possa giungere a una soluzione del conflitto sulla base del principio dei due Stati.

ISRAELE - Intanto il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha reagito dicendosi favorevole alla ripresa dei negoziati diretti. Anche i palestinesi hanno approvato formalmente la ripresa del negoziato, mentre da Gaza il gruppo integralista Hamas ha fatto sapere di essere contrario ai colloqui con Israele.

NO DI HAMAS - Ma Hamas, il gruppo integralista islamico che governa nella Striscia di Gaza, ha già fatto sapere di respingere i colloqui diretti palestinesi-Israele. Il no di Hamas era scontato e comunque non era tra gli invitati ai colloqui di Washington.

QUARTETTO - Anche il Quartetto sul Medio Oriente invita a rilanciare i negoziati diretti tra israeliani e palestinesi ed è convinto che entro un anno i negoziati potranno essere conclusi. Lo afferma lo stesso Quartetto in una dichiarazione diffusa all'Onu a New York. Il negoziatore dell'Anp, Saeb Erekat, ha salutato con favore la dichiarazione del Quartetto che a suo giudizio «contiene gli elementi necessari per arrivare a un accordo di pace», ma non si è voluto pronunciare sull'invito a Washington.

FRATTINI» - I colloqui diretti Israele-Anp hanno «tutto il sostegno del governo italiano». Lo ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, dopo l'annuncio di Hillary Clinton della ripresa dei negoziati diretti. Frattini ha sottolineato la soddisfazione e il plauso per il tenace «impegno con cui l'amministrazione americana ha agito per portare le due parti al tavolo negoziale. L'auspicio è che palestinesi e israeliani siano pronti ad assumersi importanti responsabilità per affrontare e risolvere i nodi cruciali del negoziato e porre le premesse per una pace duratura sulla base del principio «due Stati, due popoli«». L'Italia «grazie ai rapporti stretti e fondati sulla fiducia e il rispetto reciproco che intrattiene con Israele e con l'Autorità nazionale palestinese, continuerà, come ha fatto finora, a svolgere il proprio ruolo attivo sul piano bilaterale e all'interno dell'Unione europea per sostenere gli sforzi del Quartetto in favore del negoziato».