26 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Crisi palestinese

Netanyahu: spero in negoziati diretti senza precondizioni

Il Premier israeliano ad Atene: «Con pazienza otterremo risultati». L'Anp vuole il rispetto degli accordi raggiunti con il precedente esecutivo di Ehud Olmert

ATENE - «Spero nella ripresa dei negoziati diretti con i palestinesi senza precondizioni»: lo ha affermato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, in visita ad Atene dove ha incontrato il suo omologo greco George Papandreou. «La questione fondamentale è che i negoziati si aprano senza un'agenda prefissata: dobbiamo essere pazienti ma con la pazienza otterremo dei risultati positivi», ha concluso Netanyahu nella conferenza stampa congiunta.
I negoziati indiretti fra Anp e Israele - condotti attualmente con la mediazione statunitense - sono ripresi il 9 maggio scorso: i colloqui dovrebbero durare quattro mesi e riguardare tutte le questioni relative allo status finale dello Stato palestinese, tra le quali la demarcazione delle frontiere, così come le garanzie di sicurezza per lo Stato ebraico.

Le insistenze della Casa Bianca - Alcune settimane fa Netanyahu aveva reso noto che le trattative dirette sarebbero iniziate entro metà agosto, e un annuncio in tal senso era atteso per le prossime ore: il presidente dell'Anp Abu Mazen ha tuttavia recentemente definito «inutile» la ripresa dei negoziati diretti, dato che a suo parere ciò che sembra offrire il premier Netanyahu è la volontà di riprendere le trattative da zero: l'Anp vuole invece il rispetto degli accordi raggiunti con il precedente esecutivo di Ehud Olmert, oltre al congelamento delle attività edilizie negli insediamenti cisgiordani e a Gerusalemme Est, condizioni che lo Stato ebraico ha finora rifiutato.
Abu Mazen deve fare fronte però proprio alle insistenze della Casa Bianca per un cambio di passo nei negoziati: secondo un rapporto interno dell'Anp Mitchell avrebbe chiesto al Presidente palestinese di passare alle trattative dirette con lo Stato ebraico; il documento sottolinea tuttavia che rinunciare alle garanzie e alle condizioni poste dallo stesso Abu Mazen per aprire un negoziato faccia a faccia costituirebbe un «suicidio politico».

La Lega araba da parte sua ha dato il via libera ai negoziati diretti, precisando tuttavia che spetta a quest'ultima stabilire i tempi per il passaggio alle trattative bilaterali. In una lettera indirizzata all'Amministrazione Obama i Ministri della Lega hanno poi sottolineato come debbano sussistere tre condizioni per un avvio dei negoziati diretti: innanzitutto, si dovrà trattare della «fase finale» del processo di pace, dovrà esistere una chiara tabella di marcia per i colloqui e dovranno venire creati degli adeguati meccanismi di controllo e verifica degli accordi.