18 aprile 2024
Aggiornato 23:00

Obama non del tutto soddisfatto dei suoi primi 100 giorni

Il Presidente riconosce progressi, ma c'è ancora molto da fare

Arnold, Missouri - Il fenomeno Barack Obama rimane più che mai vivo negli Stati Uniti. Ovunque vada, il presidente americano continua a essere accolto da una folla esultante, che non risparmia applausi scroscianti ogni volta che apre bocca. La stessa cosa si è verificata ieri, in occasione del 100esimo giorno dalla sua ascesa alla Casa Bianca, che il primo presidente afroamericano degli Stati Uniti ha festeggiato recandosi ad Arnold, nello stato del Missouri; lo stesso stato dove, nelle vesti di candidato democratico alla presidenza, Obama si recò qualche giorno prima dell'Election Day dello scorso 4 novembre.

Anche ieri Obama ha mantenuto però un controllo quasi british, dicendosi contento dei progressi fatti dal suo governo, ma non completamente soddisfatto. E questo perché di lavoro da fare ce n'è ancora molto, soprattutto se si considerano le condizioni incerte in cui versa l'economia del paese; condizioni che sono state confermate dalla pubblicazione del prodotto interno lordo Usa, sceso del 6,1% nel corso del primo trimestre, al di sotto delle attese.

Sarà anche per questo che Obama ha sfoderato di nuovo il Sermone sul Monte proferito da Gesù Cristo, di cui aveva fatto menzione la prima volta nel recente discorso alla Georgetown University incentrato sull'economia. «Non possiamo tornare a un'economia costruita sulla sabbia», ha detto, parlando nella Fox High School di Arnold, nello stato del Missouri.

Detto questo, Obama ha posto l'accento sulla coerenza dimostrata dalla sua amministrazione. «Abbiamo iniziato a rialzarci e a toglierci la povere di dosso», ha puntualizzato, aggiungendo che «i cambiamenti che abbiamo avviato sono i cambiamenti che avevamo promesso», e che dunque «stiamo facendo quanto abbiamo detto avremmo fatto». Ma, per l'appunto, «sono contento dei progressi che abbiamo fatto, ma non sono soddisfatto». Il presidente ha dunque riconosciuto di «avere fiducia nel futuro», ma ha anche sottolineato di non essere «contento riguardo alla situazione attuale».

Rimboccarsi le maniche è così necessario, soprattutto perchè «i progressi sono possibili con il duro lavoro, non con i miracoli», e non tutto funziona come lui vorrebbe. Ancora una volta, per esempio, Obama ha messo in evidenza come il fatto che l'America sia dipendente dal petrolio straniero sia qualcosa che rimane difficile da accettare.

Una verità rimane comunque, a suo parere, innegabile. «Abbiamo iniziato il lavoro volto a ricostruire l'America», e il suo governo ha fatto passi per «rafforzare i cittadini che appartengono alla classe media del reddito»; e qui il riferimento è stato in particolare ai tagli alle tasse avviati con il suo piano di stimoli. Di fronte a una folla che più volte lo ha interrotto con uno scroscio di applausi, Obama ha ricordato quando, sei mesi fa circa, si è recato a Springfield, sempre nello stato del Missouri, a pochi giorni dall'Election Day dello scorso 4 novembre, che lo ha proclamato presidente degli Stati Uniti.

E' grandioso essere tornato nel centro dell'America», ha detto, precisando che la vittoria della sua campagna presidenziale «è stata possibile perchè la gente voleva un cambiamento». Ancora, «so che mi avete mandato a Washington perchè avete creduto nella promessa di un giorno migliore. E non voglio deludervi».

Finora, i fatti parlano chiaro. Dallo scorso 20 gennaio, il presidente è riuscito a lanciare un piano di stimoli ambizioso volto a risollevare l'economia, e ha anche annunciato manovre per riformare il sistema finanziario, messo in ginocchio dalla crisi del credito. Obama ha anche rotto con la politica del suo predecessore, presentando piani per il ritiro delle truppe americane dall'Iraq, aumentandole invece in Afghanistan, fronte di battaglia per cui ha presentato anche una nuova strategia. Altri annunci di rilievo, la sua decisione di chiudere Guantanamo e la ferma opposizione all'utilizzo della tortura negli interrogatori. Di questo e altro il presidente parlerà anche stasera, in occasione della conferenza stampa che sarà indetta per ricordare i suoi primi 100 giorni da Washington, dopo la sua breve tappa in Missouri.

Di certo nelle ultime ore il vento sembra soffiare a suo favore, se si considera la scelta del senatore repubblicano ormai ex Arlen Specter di diventare democratico - aumentando le possibilità che i democratici raggiungano il numero magico a quota 60, volto a superare l'ostruzionismo - e l'approvazione da parte della Camera di un piano di budget da 3.400 miliardi di dollari che approva la maggior parte degli obiettivi contenuti nella sua agenda economica. Incluso, ovviamente, quello di avviare una storica riforma sanitaria. Ieri inoltre il Senato ha anche dato il suo ok definitivo a Kathleen Sebelius, diventata così a tutti gli effetti ministro della Sanità di questa amministrazione.

Tutto sembra andare dunque nella giusta direzione; e a confermarlo sono anche i sondaggi che parlano dell'alta popolarità di cui il presidente continua a beneficiare (messa in ombra solo da quella della moglie Michelle, che dagli stessi sondaggi risulta più popolare dello stesso marito presidente).

Il sondaggio Associated Press-Gfk dimostra infatti che il 64% degli americani approva il lavoro di Obama, e il 48% crede che il paese stia andando nella giusta direzione. Un numero, quest'ultimo, più alto di 8 punti rispetto al 31% di ottobre, il mese prima dell'incoronazione del presidente.

Ma in tutto questo le nubi all'orizzonte non mancano. Per il 90% degli americani l'economia rimane un problema importante da risolvere (una percentuale mai registrata prima da un sondaggio dell'Ap), e il 65% ammette di incontrare difficoltà ad andare avanti in questo difficile contesto economico.

Insomma, secondo molti esperti la sfida sarebbe appena iniziata. E di questo è consapevole lo stesso Obama, che si dice sì fiducioso e contento dei progressi raggiunti ma, appunto, non completamente soddisfatto.