Hamas-Fatah: matrimonio d'interesse per ricostruzione Gaza
A Sharm el Sheikh il 2 marzo si svolgerà la Conferenza internazionale per la ricostruzione di Gaza - vi prenderà parte anche il Segretario di stato Usa Hillary Clinton
Gerusalemme (Apcom) - La faticosa riconciliazione che stanno tentando Fatah e Hamas e' più un matrimonio d'interesse che un sincero riavvicinamento tra i due partiti, divisi sino ad oggi da una rivalità accesa sfociata nel giugno 2007 nei combattimenti a Gaza che si conclusero con la presa del potere del movimento islamico a danno delle forze fedeli al presidente Abu Mazen. I finanziamenti internazionali, per 2,8 miliardi di dollari (secondo le aspettative palestinesi), alla ricostruzione di Gaza sono uno dei motivi principali che spinge Hamas e Fatah a ricercare una intesa.
A Sharm el Sheikh il 2 marzo si svolgerà la Conferenza internazionale per la ricostruzione di Gaza - vi prenderà parte anche il Segretario di stato Usa Hillary Clinton - e nessun Paese donatore e' pronto a prendere impegni se a gestire i fondi sarà Hamas, movimento sulla lista delle organizzazioni terroristiche di Stati Uniti ed Europa. La costituzione di un governo palestinese di intesa nazionale, formato da tecnici e non dai rappresentanti delle varie fazioni politiche, appare al momento l'unica soluzione possibile per garantire lo stanziamento dei fondi internazionali.
«La ricostruzione e' uno dei motivi principali del riavvicinamento tra Hamas e Fatah. Le due parti non possono deludere la popolazione di Gaza, in grave difficoltà dopo l'offensiva israeliana del mese scorso. Quindi, sono costrette a trovare una intesa nel nome dell'interesse nazionale - ha detto ad Apcom l'analista palestinese Ghassan Khatib, che ha partecipato in qualità di osservatore al negoziato interpalestinese che si e' svolto al Cairo. Khatib peraltro ha smentito che le fazioni palestinesi si siano impegnate a formare un governo di unità nazionale entro la fine di marzo. «I mezzi d'informazione hanno riferito notizie imprecise. Esiste un impegno a trovare un accordo ma non c'e' una scadenza precisa - ha spiegato - i nodi da risolvere sono ancora molti e riuscire a scioglierli tutti non sarà facile. Ci vorranno mesi, non settimane, e il risultato non e' garantito».
Le cinque commissioni palestinesi che cominceranno a riunirsi in Egitto a partire dall'8 marzo sono chiamate infatti a discutere anche della riorganizzazione dell'Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) che per decenni e' stato l'organismo rappresentativo di tutti i palestinesi, nei Territori occupati e nella Diaspora. Dominato da Fatah, oggi l'Olp non e' aderente ad una realtà politica che si e' trasformata specie in questi ultimi anni con l'ingresso sulla prepotente sulla scena di Hamas. Il movimento islamico chiede di entrare nell'Olp ma in posizione di sostanziale parità con Fatah che, da parte sua, non intende cedere il controllo dell'Olp dopo aver già perduto le elezioni legislative palestinesi nel 2006 e il controllo di Gaza l'anno successivo.
«Oltre due miliardi di dollari sono una cifra troppo importante per i palestinesi per poterla perdere a causa di una spaccatura interna ma la riconciliazione tra Hamas e Fatah non e' affatto scontata», ha aggiunto Khatib ricordando che Israele non guarda con favore ad un governo palestinese di unità nazionale. «Il premier israeliano designato Netanyahu potrebbe utilizzare la presenza di Hamas nell'esecutivo palestinese per sottrarsi alla trattativa con l'Autorita' nazionale (Anp)», ha avvertito l'analista palestinese. Nei Territori la popolazione ha accolto con cautela la notizia della prossima formazione di un governo di unità nazionale. Non pochi esprimono dubbi sulle possibilità di una riorganizzazione dei servizi di sicurezza dell'Anp, espressione del potere di Abu Mazen in Cisgiordania, che vengono addestrati (con fondi statunitensi) proprio per tenere sotto controllo Hamas. Il movimento islamico a sua volta esita a sciogliere la sua potente milizia.