Verso l'ultimo duello in tv, McCain prova la rincorsa
Gli addetti ai lavori lo davano per spacciato in inverno, a corto di fondi, ma McCain è riuscito lo stesso a vincere le primarie del suo partito, in barba a qualsiasi previsione
Perché no: «di inevitabile non c'è nulla». John McCain, il candidato repubblicano alla Casa Bianca, è già tornato una volta 'dal mondo dei morti', in questa campagna elettorale. Gli addetti ai lavori lo davano per spacciato in inverno, a corto di fondi, ma McCain è riuscito lo stesso a vincere le primarie del suo partito, in barba a qualsiasi previsione. Con lo stesso spirito di rivincita, ha promesso ai suoi fan che tenterà il tutto per tutto per recuperare lo svantaggio dal rivale democratico Barack Obama.
«L'America ha bisogno di un lottatore», ha detto. «Mancano 22 giorni e siamo sotto di sei punti», ha detto, in un comizio a Virginia Beach, in Virginia. Ma ci sono le condizioni per recuperare: «I media ci hanno già dato per spacciati, Obama prende già le misure per cambiare le tende alla Casa Bianca e a noi va benissimo così - ha continuato, preludendo al rush finale in vista del traguardo - li teniamo sotto controllo». Il primo atto della rincorsa andrà in scena mercoledì notte, con il terzo dibattito in prime time tra i due candidati, dalla Hofstra University, a Long Island, a New York. Andato così così nei primi due scontri diretti con Obama, McCain ha promesso che andrà all'attacco. «Lo frusterò voi sapete dove», ha detto. Ma con gli attacchi frontali delle ultime settimane i repubblicani non sono andati lontano, e non è un caso che sia un McCain più gentile e moderato quello visto nel weekend, una linea che potrebbe essere seguita anche nelle ultime tre settimane di campagna elettorale. McCain è in ritardo di 6,8 punti percentuali nella media dei sondaggi nazionali, con Obama saldamente al 50 per cento nelle ultime due settimane e i repubblicani che oscillano attorno al 43 per cento. Nell'era dei sondaggi, dal 1936 ad oggi, solo ad un candidato è riuscito un recupero simile a quello che servirebbe a McCain: si trattava di Ronald Reagan nel 1980 contro l'allora presidente democratico Jimmy Carter.
A pochi giorni dal voto Reagan era ancora in deficit di otto punti e finì col lasciare a Carter solo una manciata di Stati. Tuttavia un confronto con il 1980 non sembra essere a vantaggio di McCain. Reagan, come Obama quest'anno, era un volto nuovo della politica, un ex attore per giunta, e doveva convincere l'America a fidarsi di lui. Di più: sfidava un presidente uscente impopolare in un momento di crisi dell'economia. McCain non è Bush ma per quanto cerchi di emanciparsi dall'attuale governo, resta l'espressione del partito che ha governato per otto anni. Altri due candidati hanno tentato la rincorsa, Hubert Humphrey contro Richard Nixon nel 1968 e Al Gore contro George W. Bush nel 2000, ed entrambi hanno fallito di poco. Più che le parole di McCain, tuttavia, è indicativo il luogo che ha scelto per pronunciarle, la Virginia, una ex roccaforte repubblicana, che Obama potrebbe strappare il 4 novembre. McCain è stato addirittura costretto a fare campagna elettorale in Carolina del Nord, un altro Stato tradizionalmente repubblicano. Gli ultimi sondaggi danno ad Obama un vantaggio anche in Missouri e persino in Nord Dakota, dove neppure Bill Clinton era riuscito a sfondare.
Fonte: Apcom
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