19 aprile 2024
Aggiornato 15:30
Politiche europee

Patto di Stabilità, il Ministro Franco: «Ecco di cosa stiamo discutendo»

Secondo il ministro dell'Economia Daniele Franco, la discussione ha già fatto registrare «un ampio consenso» su alcuni temi ed esigenze, ma ci sono ancora posizioni diverse e un «negoziato complesso»

Il Ministro dell'Economia, Daniele Franco
Il Ministro dell'Economia, Daniele Franco Foto: Unione Europea

BRUXELLES - Il dibattito sulla revisione delle regole di bilancio Ue applicate agli Stati membri con il Patto di Stabilità è ripreso in modo intenso ieri e oggi fra i ministri economici, durante le riunioni a Bruxelles dell'Eurogruppo e del Consiglio Ecofin, sulla base della recente comunicazione della Commissione europea che lo ha rilanciato.

Secondo il ministro dell'Economia italiano Daniele Franco, la discussione ha già fatto registrare «un ampio consenso» su alcuni temi ed esigenze, ma ci sono ancora posizioni diverse e un «negoziato complesso» fra gli Stati membri su come declinare nelle norme, in concreto, le modifiche necessarie. L'Italia, comunque, ha detto il ministro parlando con la stampa al termine dell'Ecofin, punta a concludere la revisione entro la fine del 2022, per applicare le modifiche che saranno concordate a partire dall'inizio del 2023.

«Abbiamo avviato - ha riferito Franco - una prima discussione, che è stata finora molto generale, nel senso che c'è un'ampia condivisione sul fatto che servono regole semplici, quanto più semplici possibili, quanto più trasparenti possibili, e che siano ritenute proprie da tutti i paesi; c'è un tema, come dire, di 'ownership': ogni paese deve ritenere che le regole in realtà non siano imposte dall'esterno ma siano utilizzate anche per fini nazionali. Su questi tre temi, trasparenza 'ownership' e semplicità vi è un ampio consenso, almeno sulle linee generali, che ovviamente poi occorrerà declinare in concreto».

«Poi - ha spiegato il ministro - vi sono i grossi pilastri di questa riforma: da un lato il fatto che le regole sono state introdotte e devono restare per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche; questo è ritenuto fondamentale da tutti, non solo dei rigoristi ma anche da tutti gli altri paesi. Ci servono regole, in una comunità di 19 paesi che condivide una moneta unica, che assicurino la sostenibilità delle finanze pubbliche. Sono fondamentali - ha insistito - regole che facciamo sì che i paesi abbiano margine di bilancio per affrontare shock sia congiunturali sia di altro tipo, come abbiamo visto adesso col Covid. Questo è un tema condiviso».

Come secondo punto, ha continuato Franco, «noi diciamo, ma lo pensano molti paesi e credo anche le istituzioni comunitarie, che le regole debbono assicurare di limitare le politiche di bilancio pro-cicliche. Bisogna evitare che le regole costringano i paesi a interventi di bilancio che aggravano il ciclo economico. Questo della pro-ciclicità è uno dei temi fondamentali, sentito un po' da tutti».

In terzo luogo, «l'altra questione che è emersa fortemente è quella del ruolo delle regole rispetto agli investimenti. Negli scorsi anni - ha ricordato il ministro - in molti paesi fra cui l'Italia, ma non solo, gli investimenti pubblici sono stati ridotti rispetto al Pil. Abbiamo davanti a noi una fase in cui dovremo investire molto per rendere più competitive le nostre economie, digitalizzare il nostro sistema produttivo, e soprattutto per affrontare i temi climatici che richiederanno investimenti pubblici e privati enormi. Quindi - ha rilevato Franco - la revisione delle regole deve tener conto della questione dell'impatto delle regole sugli investimenti. Questo è un altro tema che ha trovato un'ampia condivisione».

Riassumendo la discussione, il ministro ha ripetuto che i punti sono dunque «sostenibilità delle finanze pubbliche, pro-ciclicità da evitare e regole compatibili con alti livelli di investimento. Come tutto questo si declini» nelle modifiche alle regole «lo vedremo poi nei prossimi mesi, adesso è stata avviata una prima riflessione».

«Credo - ha aggiungo Franco - che ci sia un'ampia convergenza sul fatto che la politica di bilancio europea in questa fase di pandemia è stata gestita bene. Siamo collettivamente riusciti a sostenere le nostre economie. Questo è un apprezzamento che un po' tutti condividono». Ora «dobbiamo trovare per il dopo pandemia delle soluzioni condivise. Ovviamente scendere da questi principi generali a soluzioni operative nelle norme non sarà facilissimo. Però credo che ci sia da parte di tutti una forte condivisione sul fatto che dobbiamo cercare per il dopo pandemia delle soluzioni comuni».

Quanto al fatto che alcuni paesi sostengono che le regole di bilancio devono restare invariate, e che l'Austria in particolare chiede riduzioni del debito più rigorose per i paesi più indebitati, il ministro ha osservato: «Ci sono opinioni diverse, ci sono dei paesi che sono molto radicali in questo dibattito. Ma vi è un grosso numero di paesi che si concentra in una zona mediana, attorno alle linee che ho esposto. Ora, il fatto che il debito pubblico vada ridotto lo pensiamo anche noi. L'abbiamo detto anche altre volte, e siamo contenti che già quest'anno il nostro rapporto debito/Pil scenda, quando invece pensavamo fino alla primavera scorsa che sarebbe aumentato». «Pensiamo - ha insistito Franco - che la riduzione del nostro debito sia una delle nostre priorità, per vari motivi: un paese meno indebitato ha più margini, ha meno spesa per gli interessi e può usare le risorse per altre finalità, ed è meno esposto ai rischi che vengono da tensioni» sui mercati.

«Il punto - ha sottolineato ancora - è a che ritmo bisogna ridurre i debiti. Se il ritmo fosse tale da portare un paese in una situazione di recessione, io penso che né i cittadini, né il governo in quel paese, ma credo anche negli altri paesi, sarebbero contenti. Le opinioni sono diverse ovviamente, ma dobbiamo trovare un percorso che sia accettabile per tutti».

A chi chiedeva se questo non significhi che va almeno cambiata la regola sulla riduzione minima annuale del debito/Pil (1/20 della parte eccedente il 60%), iscritta nel Patto di Stabilità con le riforme degli anni 2011-2012, il ministro ha replicato: «Rifletteremo tutti assieme sulle regole da darci; questa questione del ventesimo rispetto a quanto manca al 60% e uno dei temi aperti».

Sulla possibilità di concludere la riforma prima della fine del 2022, quando le regole del Patto di Stabilità torneranno pienamente in vigore, Franco ha rilevato che «non dipende solo da noi. Noi pensiamo - ha indicato - che sia bene arrivare a una riforma delle regole prima del 31 dicembre 2022, ma ovviamente questo dipenderà da come si svilupperà il dibattito tra tutti i paesi. Il nostro obiettivo resta esattamente quello: avere una revisione delle regole dal primo gennaio 2023, ma - ha concluso - sappiamo tutti che il negoziato sarà complesso».

(con fonte Askanews)