19 marzo 2024
Aggiornato 10:30
Governo

«L'invio delle cartelle esattoriali non è un processo che si può bloccare all'infinito»

Il viceministro dell'Economia, Antonio Misiani: «Il condono non mi sembra una soluzione giusta, perché chi le tasse le paga regolarmente fa la figura del fesso. Nuovo lockdown? Sarebbe mortale per l'economia»

Antonio Misiani, viceministro dell'Economia
Antonio Misiani, viceministro dell'Economia Foto: Angelo Carconi ANSA

«Le cartelle sono bloccate fino al 31 dicembre, quindi dal primo gennaio partirà l'invio. Non è un processo che si può bloccare all'infinito perché si tratta di tanti arretrati e gli arretrati vanno pagati». Lo ha detto il viceministro dell'Economia Antonio Misiani, ospite del programma «L'imprenditore e gli altri» su Cusano Italia Tv.

«Però abbiamo allungato di 12 mesi il termine in cui va fatta la notifica delle cartelle, il che vuol dire che c'è un anno in più, questo comporterà che sarà molto più diluito e meno ansiogeno l'arrivo delle cartelle. Il condono non mi sembra una soluzione giusta, perché chi le tasse le paga regolarmente fa la figura del fesso. E' chiaro che siamo in una situazione molto difficile, nessuno vuole accanirsi contro i contribuenti, per questo abbiamo rinviato le cartelle a fine anno, abbiamo rinviato l'acconto di novembre, stiamo diluendo la restituzione delle tasse che erano state sospese tra marzo e maggio, stiamo facendo insomma uno sforzo molto importante», ha aggiunto.

«Nuovo lockdown sarebbe mortale per l'economia»

«Un nuovo lockdown sarebbe mortale per la nostra economia. Oggi il 75% dei contagi - ha spiegato - avviene in ambito familiare o nel tempo libero e questa è una prima distinzione importante. Le scuole e i luoghi di lavoro sono posti relativamente sicuri, quindi noi non possiamo sparare a casaccio e mettere di nuovo a rischio l'economia».

«Dobbiamo cercare di fare operazioni mirate e i dpcm varati in questi giorni cercano di fare questo. Al di là delle prescrizioni del governo e delle regioni ci deve essere un sistema di controlli efficace e soprattutto la responsabilità dei cittadini. Noi abbiamo fatto uno sforzo enorme per far ripartire in sicurezza le scuole, appena però i ragazzi escono fuori dalle scuole è un assembramento totale».

«E' chiaro - ha aggiunto Misiani - che non siamo in uno Stato di polizia, non possiamo pensare di mettere un poliziotto ad ogni angolo, ci deve essere anche un senso civico e di responsabilità dei cittadini. C'è stato un rilassamento eccessivo nei mesi estivi, tanti italiani si sono illusi che l'emergenza fosse alle spalle, ma non è così».

«Possibile ripartenza sostenuta dell'economia»

«C'è preoccupazione, però l'economia sta dando segni di reazione persino migliori di molte aspettative. I dati della produzione industriale di agosto sono impressionanti, avendo già recuperato i livelli dell'agosto del 2019. In Francia e Germania sono a meno 7-8%. Il nostro sistema produttivo ha dimostrato una capacità di reazione. Poi è chiaro che l'andamento dell'epidemia condizionerà la situazione economica, ma c'è la possibilità non solo di un rimbalzo, ma anche di una ripartenza sostenuta del nostro Paese».

«Vogliamo continuare a sostenere in modo selettivo i settori ancora in crisi, ma non possiamo accontentarci - ha aggiunto - solo di misure di emergenza, dobbiamo pensare al futuro, che passa dagli investimenti e noi stanziamo decine di miliardi di euro per far ripartire gli investimenti pubblici e dare una mano anche a quelli privati. Terza operazione: le riforme. Abbiamo bisogno anche di riforme che rendano più efficienti P.A., giustizia e fisco».

I dati del decreto liquidità

«L'operazione sul credito è partita a rilento, ma è diventata gigantesca. A ieri siamo a 93 miliardi di euro per 1 milione e 200mila domande per quanto riguarda i prestiti garantiti fino al 100%. Per quanto riguarda invece i prestiti alle imprese un po' più grandi siamo al di sotto dell'obiettivo che ci eravamo dati, siamo a 15 miliardi e mezzo. Quindi è un panorama di luci e di ombre, però con questi strumenti tante piccole-medie imprese in difficoltà hanno retto».