«Aiuti UE all'Italia vadano a fondo perduto»
L'ha affermato il premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz in un'intervista pubblicata dalla Stampa: «L’Ue sbaglia, prestiti inutili. Aiuti a fondo perduto per uscire dalla crisi»
Vedere che ci sono stati che vogliono porre «condizioni inique» agli aiuti europei è «preoccupante». L'ha affermato il premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz in un'intervista pubblicata dalla Stampa.
«E' preoccupante pensare che ci sono ancora alcuni paesi in Europa che vogliono imporre condizioni inique all'assistenza. Qui si tratta di rimettere in piedi l'economia di Stati pesantemente interessati dal coronavirus, con gravi ricadute dal punto di vista sanitario ed economico. Alcuni dei quali avevano già problemi di ripresa e di crescita prima di questa terribile crisi, penso appunto all'Italia ma anche alla Spagna», ha detto l'economista.
«Aiuti all'Italia vadano a fondo perduto»
La critica di Stiglitz è rivolta «ai soliti noti di una certa Europa che preferiscono erogare prestiti piuttosto che altre forme di aiuti, come i trasferimenti. Ogni tecnico dotato di buon senso direbbe che i soldi devono essere dati all'Italia a fondo perduto, ma questi Paesi dicono che l'Ue non deve fare questo genere di operazioni. Così si torna al punto di partenza», lamenta Stiglitz.
CGIA: «MES soluzione efficace per azzerare debiti PA»
Con il decreto Rilancio, l'Esecutivo ha messo a disposizione di Regioni, Asl ed enti locali 12 miliardi di euro per liquidare i debiti commerciali maturati entro della fine del 2019. Una somma che dovrebbe contribuire ad abbassare lo stock, anche se la soluzione più efficace per azzerare o quasi i mancati pagamenti potrebbe essere quella di ricorrere al cosiddetto Fondo salva Stati. Lo sottolinea uno studio della Cgia di Mestre.
«Considerando che circa la metà dei debiti commerciali della nostra PA - si legge nel documento - sono ad appannaggio della sanità, il ricorso al fondo per 36-37 miliardi di euro potrebbe consentire all'Amministrazione pubblica di erogare una buona parte di queste risorse ai fornitori delle aziende sanitarie che da sempre subiscono i ritardi di pagamento più pesanti».
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