Tesla, Musk sotto inchiesta della SEC
La decisione era nell'aria ma l'annuncio è arrivato soltanto ieri sera. Il Ceo di Tesla, Elon Musk, è indagato dalla Sec per quel tweet del 7 agosto scorso in cui parlava di possibile delisting

NEW YORK - Conosciuto per essere irriverente e pure strafottente, il Ceo e fondatore di Tesla ha mostrato il suo lato più umano in una intervista (bagnata a tratti di lacrime) al New York Times. Eppure gli investitori che l'hanno letta sono evidentemente rimasti scettici. Il titolo Tesla infatti è arrivato a cedere l'8% al Nasdaq, complice anche rinnovati dubbi degli analisti sui margini di profitto della Model 3, la berlina pensata per il mercato di massa.
D'altra parte la Securities and Exchange Commission sta intensificando la sua inchiesta sui tweet controversi con cui Elon Musk il 7 agosto scorso annunciò di volere effettuare un delisting del gruppo. Lui però non ha offerto alcun pentimento («perché dovrei?») per quei cinguettii scritti mentre si stava recando in un aeroporto e che non erano stati vagliati da nessuno prima della loro pubblicazione. Chiaramente, il mercato e l'autorità di borsa Usa vogliono capire cosa esattamente intendesse con «funding secured», espressione usata per dire che i soldi per effettuare il buyout c'erano. Dieci giorni dopo quell'affermazione, prove concrete ancora non ce ne sono. L'unico documento a disposizione è il blog post del 13 agosto con cui Musk ha descritto (in modo però vago) l'interesse del fondo sovrano sauidita a delistare Tesla e magari a diventarne il principale socio (con implicazioni di sicurezza nazionale destinate a finire sotto il fato delle autorità Usa).
Nell'intervista al Nyt, pubblicata all'alba italiana, Musk ha detto che «l'ultimo anno è stato il più difficile e doloroso della mia carriera». E che sul piano personale, per lui «il peggio deve ancora venire». Sfinito da un lavoro che lo impegna in media 120 ore alla settimana e che lo tiene lontano da famiglia e amici, Musk ha ammesso di usare Ambien, un farmaco contro l'insonnia che preoccupa il cda di Tesla (il timore è che, piuttosto che farlo dormire, lo tenga sveglio portandolo a scrive tweet criticabili).
Il Ceo di Tesla ha però negato di avere fumato cannabis mentre twittava sul delisting, come aveva insinuato il popolo della rete facendo riferimento alla simbologia associata al prezzo offerto da Musk (420 dollari ad azione) per realizzare il delisting: seguendo l'usanza americana di scrivere le date indicando prima il mese e poi il giorno, gli internauti arrivano a dire che il tweet poteva essere un riferimento al 20 aprile, giorno in cui si celebra la cannabis.
Musk ha poi fatto capire di volere mantenere il doppio incarico di Ceo e presidente del cda, che ha creato un comitato speciale per valutare la fattibilità del delisting e che avrà la parola finale sull'operazione. Tuttavia, nell'intervista al Nyt il top manager ha detto: «Se avete qualcuno che può fare un lavoro migliore, per favore, fatemelo sapere». Quel qualcuno «può avere il mio lavoro», può «prendere le redini» di Tesla già da «ora». Intanto, riferisce il Nyt, Tesla è alla ricerca di un numero due che possa sollevare Musk dal seguire l'azienda ogni giorno. Lui però ha negato: «Per quanto ne so io, non è in corso una ricerca in questo momento». Eppure, stando alle fonti del giornale, quella ricerca è in pieno svolgimento e si è intensificata dopo i tweet controversi su cui la Sec sta indagando.
Insomma, la salute e la leadership di Musk sono in dubbio. Anche di questo il mercato è preoccupato.