27 agosto 2025
Aggiornato 23:30
Referedndum costituzionale

Referendum, tre scenari per il voto (piuttosto prevedibili)

Il 4 dicembre si avvicina e gli scenari con cui confrontarsi sono tre: il rinvio, la vittoria del «no» e la vittoria del «sì». Consapevoli che la politica è la patria dell’irrazionalità, con spirito cartesiano proviamo a divinare il futuro italiano

ROMA - Più che i sondaggi pre elettorali si dovrebbero guardare gli indici di borsa, e le quote delle scommesse. I primi segnano un pessimismo dilagante, con indici in balia di eventi misteriosi. Scadenze tecniche non ci sono, Mario Draghi rassicura tutti i giorni i mercati tossicodipendenti che continuerà a stampare soldi e darli alle banche, idem la Fed ameno nel breve periodo. Eppure i valori sono deboli, con volumi minimi. Qualcosa hanno recuperato ieri nel momento in cui la Brexit è tornata ad essere un miraggio, e ancor più la notizia di un rinvio del referendum italiano porterebbe euforia (LEGGI ANCHE "Il referendum di un mondo senza idee: pro o contro Renzi_Boschi senza neanche sapere il perché"). La vittoria del No è la ragione che porta a questo clima finanziario novembrino: vittoria sempre più probabile. Ma gli scenari con cui confrontarsi sono tre. E di seguito proviamo a tracciare un’ipotesi di quanto accadrebbe per ognuno di essi. Consapevoli che la politica è la patria dell’irrazionalità, con spirito cartesiano proviamo a divinare il futuro italiano.

Rinviare il voto, chi ci guadagna
Come questo possa accadere è un mistero. Tutti smentiscono l’idea di cui tutti parlano: questo significa che è un’opzione reale e forte. Ovviamente trarrebbe enorme vantaggio il governo italiano, e così Renzi e i grandi investitori. I primi due per ovvie ragioni, i secondi perché così potrebbero rimanere sul mercato senza dover impartire le punizioni, costose, che di solito accompagnano questi casi di insubordinazione democratica. Lo spread rimarrebbe stabile e non vi sarebbero bagni di sangue di soldi pubblici per calmare la collera degli investitori internazionali. Si salverebbe in ogni caso Monte dei Paschi, e quindi l’intero settore bancario italiano. Continuerebbe il ping pong sui conti della manovra fiscale. Renzi finalmente poserebbe la stucchevole maschera dell’anti europeista rivoluzionario. Perderebbero tutti coloro che credono nella democrazia, nella libertà di scelta di un popolo. Status quo politico e finanziario quindi: la palude si allargherebbe ancora.

Vince il No
Apocalisse sui mercati. Correzione di borsa del 15% minimo in una settimana. Spread oltre quota 300. Grande la collera del mondo della finanza. Monte Paschi fallita dopo quasi sei secoli. Unicredit in grossa difficoltà per l’aumento di capitale massiccio che ha in programma. In generale il settore bancario diverrebbe una tigre di carta. Tutte le borse europee verrebbero trascinate nel vortice. I falchi tedeschi metterebbero sotto pressione estrema Draghi e il Quantitative easing. Si comincerebbe a parlare diffusamente di uscita dell’Italia dal sistema euro (LEGGI ANCHE "La catasrtofe mancata della brexit sta per abbattersi sull'Italia. o no?") . Da un punto di vista politico, quello meno importante di fronte a una catastrofe simile, il Partito democratico subirebbe una scissione immediata. Renzi rimarrebbe al governo, o passerebbe l’incarico a Padoan. Vincerebbe la democrazia, la volontà popolare che rifiuta, o quanto meno prova, a rifiutare i ricatti.

Vince il Sì
Trionfo sui mercati, estasi. Crescita del listino milanese del 15% minimi, con relativo azzeramento delle perdite registrate da inizio anno. Monte Paschi salvata da Jp Morgan, aumento di capitale coperto (LEGGI ANCHE "Mps e quel misterioso aumento di capitale. Chi mette i soldi?"). Unicredit salva. Tutto il settore bancario in festa. Spread in decisa discesa sotto quota 100. Draghi e il suo Qe uscirebbero rafforzati, e i falchi tedeschi dovrebbero tacere per lungo tempo. Trionfo totale di Renzi, con relativa perdita di controllo sull’ego. Probabilmente diverrebbe un Caesar dal potere assoluto. Duramente colpiti gli altri partiti, cancellata la minoranza Pd che verrebbe umiliata pubblicamente e poi cacciata. Nascita di un nuovo governo dopo l’inesorabile scissione democratica: esce Bersani e company, entra Berlusconi privo di potere. Ci troveremmo dal giorno alla notte in una repubblica presidenziale con un capo dal potere mediatico, finanziario e politico senza precedenti. Vincerebbe la democrazia, la volontà popolare che vuole, o quanto meno prova, a cambiare radicalmente la Costituzione del 1948. Questi sono i tre scenari più probabili. Dei tre, probabilmente, il primo è il meno dannoso.