Pensioni, Camusso attacca Boeri: «Diffondi un pericoloso messaggio di sfiducia». Ma la pensione a 75 anni non è una bugia
La leader della Cgil critica duramente le parole del presidente dell'Inps e lo accusa di veicolare un pericoloso messaggio di sfiducia ai giovani disoccupati. Ma Boeri non è il solito a chiedere con urgenza una maggiore flessibilità in uscita
ROMA - La leader della Cgil, Susanna Camusso, si è lanciata all'attacco del presidente dell'Inps, Tito Boeri, colpevole - secondo la sindacalista - di diffondere allarmismo tra i giovani, col rischio di causare reazioni controproducenti e devastanti per l'intero sistema previdenziale nazionale.
La leader della Cgil critica il presidente dell'Inps
«Proporre in questo modo la previsione di pensione a 75 anni è irragionevole. Rischia di sembrare un annuncio e non una criticità da affrontare» ha affermato la leader della Cgil, Susanna Camusso, commentando l'allarme lanciato nelle scorse ore dal presidente dell'Inps. Tito Boeri aveva sottolineato la grave situazione in cui versano oggi i giovani italiani nati negli anni Ottanti, che rischiano di dover lavorare fino ai loro 75 anni per arrivare a percepire la pensione di vecchiaia.
Un pericoloso messaggio di sfiducia
A margine di un'assemblea di lavoratori con disabilità, Camusso ha affermato che quelle parole rischiano «di far passare un messaggio pericoloso di sfiducia ai giovani", che potrebbero reagire nel modo peggiore, cioé decidendo di non pagare più i contributi previdenziali. «Proprio per evitare questa situazione abbiamo aperto la vertenza sulle pensioni", ha spiegato il numero uno della Cgil che ha aggiunto: «questo è un sistema ingiusto che scarica la disoccupazione sulle spalle dei singoli e si basa solo sull'aspettativa di vita».
Serve maggiore flessibilità in uscita
Secondo Camusso bisogna ricostruire il sistema per i giovani e superare le differenze tra chi è tutelato e chi non lo è. Fatto sta che anche la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, ha ribadito il concetto espresso chiaramente da Boeri: «creare condizioni di flessibilità in uscita per dare una risposta ai giovani disoccupati ed alle lavoratrici ed ai lavoratori anziani diventa fondamentale». Nel nostro paese - ha ricordato la Furlan - il 40% dei giovani non trova lavoro e nel contempo gli uomini e le donne del lavoro devono rimanere fino a 66, 67 anni e forse anche oltre a prescindere dall'occupazione che svolgono. Queste due realtà non sono più sostenibili. Creare condizioni di flessibilità in uscita per dare una risposta ai giovani disoccupati ed alle lavoratrici ed ai lavoratori anziani diventa perciò fondamentale, soprattutto alla luce degli ultimi dati che individuano nel 2030 la data di un possibile crac del sistema previdenziale italiano.
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