Fisco, 29 miliardi di tasse in più in sei anni. Ecco perché continuano a salire e noi paghiamo
Dal 2010 a oggi la pressione fiscale è aumentata di oltre 29 miliardi di euro. I dati della Cgia di Mestre e il rapporto Taxing Wages 2016 dell'Ocse ci raccontano un paradosso tutto italiano
ROMA – Secondo gli ultimi calcoli della Cgia di Mestre negli ultimi 6 anni le imprese e le famiglie italiane hanno dovuto sostenere uno sforzo fiscale aggiuntivo di ben 29,3 miliardi di euro. Nonostante la crisi economica e i provvedimenti adottati dal governo Renzi, le imposte nazionali e le tasse locali hanno continuato a crescere e in Italia il peso dell'Erario si conferma tra i più alti dei paesi avanzati.
Dal 2010 la pressione fiscale è aumentata di 29,3 mld
Negli ultimi sei anni di grave crisi economica le famiglie italiane hanno dovuto far fronte a un incremento della pressione fiscale pari a 29,3 miliardi di euro. Nonostante i provvedimenti adottati dal governo Renzi, che sembrano andare nella direzione di un alleggerimento fiscale, in Italia si pagano sempre più tasse e il peso dell'Erario nel Belpaese si conferma – ancora una volta – tra i più alti dei paesi avanzati. La realtà sembra dunque in aperta contraddizione con la propaganda politica dell'Esecutivo: com'è possibile?
I dati della Cgia di Mestre
Secondo la Cgia di Mestre, dal 2010 ad oggi le imposte nazionali e le tasse locali hanno continuato a crescere, in barba alle manovre di politica economica espansiva messe in campo dal governo. Vediamo i dati: le imposte nazionali, al netto del bonus Renzi, sono aumentate del 6,1% e le tasse locali dell'8%. In particolare, le addizionali comunali sono cresciute negli ultimi sei anni del 54% e il risultato è che sono passate da un bottino di 2,9 miliardi a uno di 4,4 miliardi. Poi ci sono le Regioni, i cui incassi sono aumentati del 34% passando da 8 a 11 miliardi.
Un paradosso tutto italiano
In parole povere, lo Stato ha permesso a Comuni e Regioni di appesantire le aliquote sulle addizionali Irpef, che è salita del 39%, colpendo duramente il portafogli delle famiglie italiane. Insomma, sembra la solita storia della coperta troppo corta: da un lato il governo annuncia il taglio delle imposte, ma dall'altro queste aumentano a livello degli enti locali. Secondo la Cgia, tuttavia, la composizione del gettito per livello di Governo è rimasta invariata. Se prendiamo in considerazione l'intero ammontare delle entrate tributarie relative al 2015, pari a 483,2 miliardi di euro (al netto del bonus Renzi), il 21,6% è finito infatti nelle casse di Regioni e Comuni, mentre oltre il 78% lo ha incassato l'erario. Questo significa che la maggior parte del bottino fiscale finisce al «centro» anche se viene consumato in periferia. Un paradosso tutto italiano.
Il rapporto Ocse Taxing Wages 2016
E non è il solo, visto che anche secondo i più recenti dati dell'Ocse l'Italia continua ad essere uno dei paesi avanzati dove si pagano le tasse più alte, a fronte di un bassissimo livello di soddisfazione per quanto riguarda i servizi offerti ai cittadini. Come riporta l'articolo pubblicato nei giorni scorsi su La Repubblica, infatti, nel rapporto Taxing Wages 2016, l'organizzazione con sede a Parigi colloca il Belpaese tra i primi posti per quanto riguarda il peso della pressione fiscale: l'Italia conquista un quarto posto su un totale di 32 paesi presi in considerazione. Sebbene i dati si riferiscano al 2014, la classifica dell'Ocse è comunque molto significativa e ci segnala che l'aumento delle tasse è da imputare in toto all'aumento delle imposte sul reddito, mentre sono rimasti stabili i contributi previdenziali.
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