24 aprile 2024
Aggiornato 17:30
Trasporto ferroviario

«Su privatizzazione FS serve chiarezza o sarà mobilitazione»

Lo afferma il segretario generale della Fit-Cisl, Giovanni Luciano, sottolineando che «il consiglio dei Ministri ha avviato la privatizzazione di Ferrovie dello Stato, ma resta da capire come e con chi».

ROMA - Il Governo deve fare chiarezza sulla privatizzazione delle Fs altrimenti scatterà la mobilitazione dei lavoratori. Lo afferma il segretario generale della Fit-Cisl, Giovanni Luciano, sottolineando che «il cdm ha 'avviato' la privatizzazione di Fs. Nulla di nuovo sotto il sole, ma resta da capire come e con chi».

«Con chi - spiega Luciano - perchè si è dato il ben servito a Michele Elia, che ha il solo torto di avere continuato, con e dopo Moretti, a fare bene: i risultati lo dimostrano. Non ha ostacolato la privatizzazione, purtroppo, ma ha 'litigato' con un presidente che, al di là di qualche assunzione a chiamata, altro non ha fatto in Fs».

«La verità - aggiunge il sindacalista - è che questa privatizzazione acefala è una stupidaggine gigantesca che farà solo danni al Paese, ai cittadini italiani e ai lavoratori delle Ferrovie. Tra l'altro non abbiamo elementi di chiarezza e il ministro Delrio non ha ritenuto di spiegarci nulla nonostante le reiterate richieste di incontro».

«In attesa - sottolinea Luciano - di conoscere il destino di chi la ferrovia ha contribuito parecchio ad aggiustarla, resta il come. Dalle dichiarazioni stampa c'è un solo percorso che sembra chiaro: quello di separare la rete dal resto. Vecchio sogno di chi le Ferrovie le vuole spolpare lasciando l'osso alle tasse dei cittadini. Delrio ci spieghi perchè qualcuno dovrebbe mettere soldi al di fuori dell'alta velocità in Trenitalia. Il resto è in perdita».

«Dove sarebbe - chiede il segretario generale della Fit-Cisl - lo sviluppo futuro? Trasporto dei pendolari e trasporto merci chi li sosterrebbe? E gli intercity? Lo capisce anche un bambino che è una gigantesca speculazione di chi vuole la fine delle Ferrovie dello Stato».

«Siamo d'accordo - aggiunge Luciano - solo su alcune cose: massimo il 40% delle quote e l'azionariato diffuso, compresi i dipendenti. Per il resto pensiamo che, laddove non ci siano chiarimenti, occorrerà mobilitare la categoria per un futuro sviluppo ulteriore di un gruppo industriale i cui lavoratori meritano più considerazione è più rispetto di quanto questo governo faccia oggi».