Pensioni, Damiano: «La soluzione per gli esodati è vicina»
La prossima settimana è previsto un nuovo incontro, che per il presidente commissione lavoro della Camera dovrebbe essere quello conclusivo
ROMA (askanews) - Il presidente della Commissione lavoro della Camera, Cesare Damiano, interviene sulla riforma delle pensioni, assicurando che le risorse per coprire i costi di una maggiore flessibilità in uscita ci sono. E agli esodati assicura che il governo sta lavorando a una soluzione per loro.
Damiano: Le risorse ci sono
«La Rete degli esodati ha fatto bene a sollecitare il premier Renzi sulla settima salvaguardia. La commissione lavoro della Camera sta individuando una soluzione, con i ministeri del Lavoro e delle Finanze, con la Ragioneria e l'Inps, da trovare prima della legge di Stabilità e che riguardi anche la cosiddetta opzione donna». Lo dichiara Cesare Damiano, presidente della commissione lavoro della Camera. «Le risorse - continua il presidente della commissione lavoro - ci sono: si tratta di circa tre miliardi di euro risparmiati finora dal Fondo di 11,6 miliardi di euro dedicato alle salvaguardie. La prossima settimana ci sarà un nuovo incontro che dovrebbe essere conclusivo, in attesa della conferma della certificazione dei risparmi da parte della Ragioneria dello Stato sui calcoli effettuati dall'Inps", conclude Damiano.
Concordo con Poletti, i calcoli di Boeri sono errati
I calcoli del costo per introdurre la flessibilità nel sistema pensionistico non sono realistici, secondo il presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano: «Concordo con il ministro Poletti: la flessibilità da introdurre nel sistema pensionistico non può essere a costo zero». «Sulle risorse necessarie - continua Damiano - non bisogna basarsi su ipotesi sbagliate: i calcoli dell'Inps considerano una platea potenziale e non reale di lavoratori di 62 anni che, varata la norma, andrebbero in pensione tutti e subito, cosa del tutto irrealistica». Inoltre, «non considerano i risparmi: meno Cassa integrazione, meno assistenza ai nuovi poveri che rimangono per anni senza reddito, meno esodati da tutelare e una decurtazione massima dell8% dell'assegno pensionistico che sarà strutturale».
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