29 marzo 2024
Aggiornato 14:30
Finanza & Mercati

Wall Street torna ad ampliare i cali con il Black Monday cinese

La paura di una brusca e duratura frenata dell’economia cinese deprime ancora una volta i mercati. Il panico serpeggia tra gli investitori a cominciare dalle contrattazioni dei mercati asiatici che fanno registrare tutti decisi ribassi per terminare con il peggior calo degli ultimi 4 anni.

NEW YORK (askanews) - Wall Street potrebbe evitare il «lunedì nero» osservato in Cina pur restando sotto pressione. Gli indici americani hanno infatti ampliato i cali rispetto al recupero osservato intorno al giro di boa ma si trovano decisamente lontani dai livelli visti all'avvio degli scambi, quando il panic selling aveva portato il Dow Jones a cedere il 5,6% (oltre mille punti, tanti quanti ne aveva persi nell'intera settimana scorsa), l'S&P 500 a lasciare sul terreno il 5% e il Nasdaq a retrocedere dell'8%.

L'azionario Usa si sta mostrando più resistente di quelli europeo ed asiatico, protagonisti di pesanti vendite. Il Dax tedesco ha chiuso in ribasso del 4,7%, maggior calo dal novembre 2011. Il Ftse 100 ha ceduto gli stessi punti percentuali, la flessione più ampia dal marzo 2009. Il Ftse Mib si è di nuovo aggiudicato la maglia nera (-5,96%) solo dopo Atene (-10,52%). E con un -5,3% l'Euro Stoxx 600 ha messo a segno la performance peggiore dall'ottobre 2008, il mese successivo al fallimento di Lehman Brothers. Il tutto è avvenuto sulla scia ancora una volta dei timori legati a un rallentamento peggiore delle stime della Cina. Lo Shanghai Composite ha archiviato la peggiore seduta dal febbraio 2007 con un -8,5% che ha annullato tutti i rialzi da inizio anno. Per questo l'agenzia di stampa cinese Xinhua ha ribattezzato la seduta odierna un «Black Monday». Gli investitori sono rimasti delusi da un mancato intervento delle autorità di Pechino volto ad arginare una forte volatilità che si è intensificata due settimane fa, quando la banca centrale cinese svalutò a sorpresa lo yuan riaccendendo i timori di una guerra delle valute.

Per comprendere la forte volatilità osservata a Wall Street basti il seguente dato: oggi azioni ed Etf scambiati a New York hanno subito 1.200 pause. In base alle regole del mercato Usa infatti, ogni rialzo o ribasso di almeno il 5% porta a uno stop del trading per 5 minuti. In una giornata normale quelle sospensioni sono a cifra singola e spesso si verificano in concomitanza ad annunci societari di grande portata. Un altro esempio: il titolo della conglomerata General Electric è arrivato a perdere il 21,23% a 19,37 dollari, il maggiore tonfo intraday dal 19 ottobre del 1987, il giorno a sua volta noto come «Black Monday». Allora Ge segnò un -23,65%, il secondo maggiore calo della sua storia dopo il -43,17% registrato il 14 aprile del 1972. A circa un'ora dalla fine degli scambi segna un -3,44% a 23,74 dollari.

Il quadro mondiale complica le decisioni della Federal Reserve in materia di tassi di interesse. Se all'inizio del mese in corso la maggioranza degli investitori scommetteva su una stretta a settembre, adesso la maggioranza crede in un posticipo. Nel dibattito si è inserito Lawrence Summers, l'ex segretario al Tesoro Usa secondo cui un aumento del costo del denaro nel breve periodo sarebbe deleterio. Per Mohamed El-Erian, capo economista del colosso assicurativo tedesco Allianz, il sell-off non è finito e la Fed probabilmente non tirerà i remi in barca. Gli economisti di Barclays dal canto loro hanno posticipato dal mese prossimo al marzo 2016 il mese in cui si aspettano una stretta. Stando ai future sui Fed Funds, le probabilità di una normalizzazione della politica monetaria per dicembre sono scese oggi sotto il 49% dal 60% di venerdì e dal 63% di un mese fa. Per gennaio sono al 57%. E' la dimostrazione di investitori che scommettono in una Janet Yellen (il governatore della Fed) paziente. Indicazioni potrebbero arrivare giovedì, quando i fari si accenderanno sul simposio che ogni agosto viene organizzato a Jacksone Hole, in Wyoming, dalla banca centrale di Kansas City. Il tema di quest'anno è «Dimaniche inflative e politiche monetarie». Gli investitori hanno sempre ascoltato con particolare attenzione qualsiasi commento in arrivo dall'evento a cui partecipano banchieri centrali, ministri delle finanze, economisti e banchieri perché da là potrebbero arrivare indicazioni su possibili cambiamenti delle politiche monetarie, cosa successa nel passato. Pare però che il governatore della Fed Janet Yellen non vi parteciperà. Dovrebbe andarci il suo numero due.

Intanto, gli investitori continuano a scommettere su asset considerati sicuri come i Treasury: il rendimento del decennale è sceso infatti sotto il 2% riportandosi sui minimi di aprile. Il petrolio a ottobre a NY ha invece lasciato sul terreno 2,21 dollari, il 5,5%, a quota 38,24 dollari al barile. Si tratta di minimi del febbraio 2009. Nel durante il greggio aveva rotto al ribasso i 38 dollari al barile portandosi fino a quota 37,75 dollari. Il Dow Jones lascia sul terreno 494 punti, il 3%, a quota 15.965. L'S&P 500 (entrato in correzione) perde 66,68 punti, il 3,38%, a quota 1.904. Il Nasdaq segna un -149 punti, il 3,17%, a quota 4.554.