18 aprile 2024
Aggiornato 10:30
La «bolla» cinese

Il crash ha portato la borsa di Shanghai ai livelli di fine 2014

Dai massimi del 12 giugno il mercato azionario ha perso circa il 50% del valore. Il crash degli ultimi due mesi evidenzia che sono falliti gli interventi straordinari varati dalle autorità cinesi nel tentativo di stabilizzare il mercato a un livello intorno ai 4mila punti.

SHANGHAI (askanews) - Il crollo dell'8,50% della Borsa di Shanghai è il più pesante in una sola seduta dalla fine di febbraio del 2007 e la flessione sarebbe stata più ampia senza i limiti ai ribassi. Su oltre 2.700 titoli quotati sui mercati di Shanghai e di Shenzhen quasi 2.200 hanno accusato ribassi del 10%, il limite massimo consentito dalle disposizioni varate dalle autorità cinesi per arginare il trend ribassista.

Pechino torna ai livelli del 2014
Con l'indice principale del listino di Shanghai a 3.209 punti, significa che la Borsa cinese ha azzerato il guadagno di tutto il 2015 tornando sui livelli della fine dello scorso anno. Dai massimi del 12 giugno il mercato azionario ha perso circa il 50% del valore. Il crash degli ultimi due mesi evidenzia che sono falliti gli interventi straordinari varati dalle autorità cinesi nel tentativo di stabilizzare il mercato a un livello intorno ai 4mila punti. Iniezioni di liquidità, limiti del 10% alle oscillazioni giornaliere, divieto alle società di vendere azioni proprie oltre il 5% del capitale per sei mesi.

Via libera del governo ai fondi pensione
Ultima in ordine di tempo, il disco verde di ieri del governo ai fondi pensione. Finora potevano investire le masse gestite in depositi bancari o acquistando titoli di Stato. Ora i fondi pensione potranno investire anche sul mercato azionario. Gli asset dei fondi pensione superano i 3.500 miliardi di yuan e potranno dirottare sui titoli azionari fino a 600 miliardi di yuan, quasi 100 miliardi di dollari. Anche se il mercato azionario cinese ha una modesta incidenza sull'economia (rappresenta circa il 5% del sistema finanziario) l'esplosione della bolla è amplificata dai timori sulla crescita dell'economia della Cina.

Gli operatori si aspettano un nuovo taglio delle riserve obbligatorie
L'ufficio statistico ha confermato che il Pil cresce al ritmo del 7% su base annua, in linea con gli obiettivi del governo ma stanno aumentando gli allarmi da parte degli analisti che giudicano ottimistiche le stime di crescita. La svalutazione dello yuan decisa a sorpresa dalla People Bank of China è stata letta come un'iniziativa del governo di usare la leva monetaria per stimolare la crescita economica. La banca centrale è intervenuta per frenare il flusso di capitali in uscita iniettando liquidità per 150 miliardi di yuan la scorsa settimana attraverso operazioni sul mercato aperto e poi con altri 110 miliardi con operazioni di medium term lending facility. Ma non è stato sufficiente a placare il tracollo del mercato azionario. Gli operatori si aspettano un nuovo taglio delle riserve obbligatorie che equivale a pompare altri 650 miliardi di yuan nel sistema finanziario.