Terremoto Grillo all'assemblea degli azionisti ENI
Il Cane a sei zampe «da molti anni gestisce un sistema corruttivo a livello internazionale, una attività criminogena fondata su tre gambe: l'attività corruttiva vera e propria», il succedersi dei «governi» complici e «il dissesto politico-sociale dei Paesi che depreda». Poi il leader del M5s annuncia la richiesta di una commissione parlamentare d'inchiesta su Saipem
ROMA - «L'Eni da molti anni gestisce un sistema corruttivo a livello internazionale, una attività criminogena fondata su tre gambe». Queste le prime parole di Beppe Grillo all'uscita dell'assemblea degli azionisti dell'Eni a Roma. Secondo lui il Cane a sei zampe è un'azienda che «sarà ridimensionata, spolpata, si comporta già da anni come un'azienda privata, il governo controlla indirettamente il 30% ma sono convinto che presto sarà definitivamente svenduta».
LE TRE GAMBE DI ENI - Secondo il leader del Movimento 5 stelle le tre colonne che sorreggono il sistema Eni sono «l'attività corruttiva vera e propria», il succedersi dei «governi» a suo giudizio complici dei vertici e «il dissesto politico-sociale dei Paesi che l'Eni depreda». Per Grillo la corruzione portata avanti dal cane a sei zampe «in particolare in Africa è sotto gli occhi di tutti», portando come esempi le inchieste giudiziarie per presunte tangenti in Algeria e in Nigeria nelle quali «è stata coinvolta la Saipem». Per il co-fondatore del M5s si tratta di «un sistema che si alimenta con gran parte dei quadri aziendali, un sistema colluso e radicato profondamente ma oscuro per i cittadini».
LE INCHIESTE SU DESCALZI - Quanto alla «seconda gamba del sistema - ha detto ancora Grillo - è il governo: l'Eni costruisce da anni la politica internazionale dei governi di destra, di sinistra e di questo che non saprei dove collocare. Il sostegno del governo è evidente, basta guardare alle nomine». Il comico genovese ha fatto il nome dell'amministratore delegato, Claudio Descalzi «coinvolto, spero da innocente, in inchieste in Kazakistan e Nigeria per telefonate che spero non abbia mai fatto con lo 'psicofaccendiere Bisignani'. Eppure basterebbe inserire delle clausole di onorabilità nello statuto dell'Eni, come cause di ineleggibilità. Ma il governo preferisce fare finta di combattere la corruzione». La terza gamba del sistema, ha proseguito Grillo: «E' l'instabilità politico-sociale dei paesi che l'Eni depreda. Ci sono intere popolazioni africane in balia della rete corruttiva, di un sistema criminale che non si limita alla Nigeria ma arriva in Libia, in Iraq e oltre ancora».
COMMISSIONE PARLAMENTARE PER SAIPEM - Prima di entrare all'assemblea degli azionisti, il leader del M5s ha risposto ai giornalisti, prendendosela con i manager pubblici, che lui considera responsabili di molte crisi aziendali. «Sono sempre le stesse cose, prendono un'azienda pubblica, la svuotano dall'interno e lasciano il cadavere che qualche fondo svedese si comprerà per un pezzo di pane». L'esempio dal quale è partito riguarda la Saipem, la controllata Eni che ha visto crollare il proprio valore in Borsa a causa di alcune vicende legali, per la quale «abbiamo chiesto l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta». Saipem, ha detto Grillo: «Era uno dei gioielli dell'Eni, aveva una cinquantina di navi, ora è quasi in liquidazione e le azioni sono passate da 40 a 7-8 euro. Franzoni e Melegari, due dirigenti dell'azienda, per mesi hanno denunciato quello che stava accadendo e sono stati licenziati da Scaroni (ex numero uno dell'Eni, ndr). Tutta nasce nel 2007, con una legge internazionale che imponeva alle navi certe caratteristiche. Allora - è la tesi di Grillo - cercano di corrompere gli ispettori ma poi tutta la flotta italiana, di proprietà dell'Eni, quindi dello Stato, la portano alle Bahamas, perché lì sono disponibili a dare delle certificazioni finte. Ma poi ci sono problemi per la sicurezza e allora cominciano a vendere pezzo, pezzo e di fatto Scaroni ha messo in liquidazione la Saipem, hanno 10 miliardi di buco ed è tutto legale».