29 marzo 2024
Aggiornato 01:00
Riforma del lavoro e art.18

Mal di pancia nel PD

La riforma del lavoro incalza, ma i mal di battibecchi nel Pd non sono finiti. L'8 ottobre la legge delega dovrebbe arrivare in Senato, ma se il premier, Matteo Renzi, è convinto di aver intrapreso la strada giusta, non tutti la pensano allo stesso modo.

ROMA - La riforma del lavoro incalza, e i mal di pancia nel Pd non sono finiti. L'8 ottobre la legge delega dovrebbe arrivare in Senato, ma se il premier, Matteo Renzi, è convinto di aver intrapreso la strada giusta, non tutti la pensano allo stesso modo.  

BONAFÈ (PD): AVANTI CON LE RIFORME - «Parlare solo di articolo 18 non aiuta il dibattito e ci fa dimenticare tutti quei lavoratori oggi senza tutele. Abbiamo l'ambizione di fare una riforma del mercato lavoro che da una parte semplifichi la giungla dei contratti, riducendo il precariato, e dall'altra estenda le tutele a tutti. Altro che arretramento sul piano dei diritti, stiamo facendo esattamente l'opposto", così l'europarlamentare del Pd Simona Bonafè ai microfoni dei Tg.

TADDEI (PD): L'ART.18 NON E' UN DERBY - «Nessuno pensa di approvare legge delega entro l'8 ottobre, ma di dare un segnale di chiarezza», così Filippo Taddei, responsabile economia del Pd, alla Telefonata di Belpietro sull'iter della delega sul lavoro. L'8 ottobre insomma non è una deadline per il via libera definitivo: «Abbiamo un sistema di due Camere - ha detto Taddei - la commissione del Senato ha licenziato la delega, che martedì entra in Aula, e noi pensiamo sia possibile una discussione ordinata e seria in modo da arrivare all'approvazione entro l'8 ottobre in Senato». Nel merito della delega, Taddei ha indicato l'esigenza di «fare una discussione ordinata. Abbiamo una delega che è una riforma complessiva del mercato del lavoro, mentre si cerca di banalizzare tutto in un derby sull'articolo 18, come se fosse questo il problema. Capisco che nella politica italiana ognuno deve vantare un enorme successo. Ma per me conta un solo successo, quello di una riforma che cambia gli ammortizzatori sociali, la formazione dei lavoratori».

MINEO (PD): NON VOTO UNA DELEGA IN BIANCO - «Io sono per non votare la fiducia su questa delega in bianco, così come non voterò mai una legge elettorale pasticciata come quella che Renzi e Berlusconi stanno preparando. Se mi vogliono cacciare mi caccino, ma se uno dice sempre sì poi accade che si rende responsabile di scelte compiute anche quando non ci sei».Lo ha detto a Radio Radicale il senatore del Pd Corradino Mineo. «Io penso che questa sia una delega in bianco - ha spiegato Mineo - il governo in realtà vuole che il Parlamento gli consenta di cambiare come vuole e quando vuole, in parte o in tutto, lo statuto dei lavoratori. Dopodichè procederà con i relativi decreti senza alcun controllo delle Camere. C'è la solita insofferenza nei confronti del Parlamento. Perfino il decreto legge, che è una imposizione del governo, poi deve essere votato dalle Camere. La legge delega quando la delega non è chiara nelle intenzioni e limiti entro cui il governo deve operare, è peggio del decreto, cioè è una delega in bianco».