27 agosto 2025
Aggiornato 21:30
La crisi europea

La locomotiva tedesca tira il fiato

La più grande economia d’Europa, quella della Germania, sta avendo dei problemi. I dati pubblicati il 25 agosto dimostrano un forte calo dell’indice Ifo che misura il clima degli affari. Ciò potrebbe inasprire ulteriormente la situazione in tutta l’Unione Europea.

La più grande economia d’Europa, quella della Germania, sta avendo dei problemi. I dati pubblicati il 25 agosto dimostrano un forte calo dell’indice Ifo che misura il clima degli affari. Ciò potrebbe inasprire ulteriormente la situazione in tutta l’Unione Europea.

L’indice di ottimismo economico, calcolato dagli esperti dell’Istituto Ifo in Germania, tradizionalmente è considerato uno dei più importanti per capire i processi che sono in atto nell’economia europea. Sulla base dell’indice Ifo non solo si fanno le previsioni, ma si firmano anche degli accordi e vengono prese le decisioni politiche. Pertanto la diminuzione dell’indice di agosto ha già prodotto degli effetti negativi sia a Berlino che a Bruxelles, perché il calo si rivela peggiore delle stime più pessimiste. Per il mese di luglio gli esperti di Dow Jones Newswires avevano ipotizzato la diminuzione dell’indice da 108.0 a 107.0 punti, ma la flessione è stata quasi due volte più grande: l’indice è sceso fino a 106.3 punti. «Il fatto che l’indice Ifo continui a scendere sta creando dei problemi reali per il resto dell’eurozona dove la crescita già è ai minimi», riferisce l’agenzia AP citando l’analista della tedesca Commerzbank Joerg Kraemer. La crisi della fiducia è davvero un problema serio, ha confermato a «La Voce della Russia» il direttore della Scuola di economia dell’Università di Mosca, socio dell’Accademia delle scienze della Russia Aleksandr Nekipelov.

La situazione generale dell’economia dell’UE è poco buona. Per superare la crisi occorre che le banche abbiano fiducia della ripresa. Il fatto che questa fiducia non ci sia, ha per l’UE degli effetti negativi.

La sfiducia si sovrappone alla recessione: nel secondo trimestre dell’anno il PIL della Germania è diminuito dello 0,2%. Gli esperti tedeschi sono unanimi: la recessione e la diminuzione della fiducia da parte delle aziende sono conseguenze dirette della «guerra delle sanzioni» cominciata dall’Europa. Le sanzioni varate da Bruxelles contro la Russia ora di rimbalzo colpiscono l’Europa non risparmiando nè Italia, né Francia, né Germania. Nelle ultime settimane in tutti questi Paesi, che hanno un’importanza fondamentale per l’economia europea, si stanno manifestando tendenze analoghe. L’Italia è in «recessione tecnica», la Francia da due trimestri sta dimostrando crescita zero. Ora i problemi sono cominciati anche in Germania. Ciò significa che ancora per molto tempo la BCE dovrà condurre una politica di stimolazione della crescita, ha osservato l’analista dell’olandese Rabobank, Michael Every, intervistato dall’agenzia AP. È logico che in queste condizioni stia crescendo il malessere degli imprenditori contro la «guerra delle sanzioni» che sta creando per loro sempre nuovi e sempre più gravi problemi. Dice il vice presidente del Centro delle comunicazini strategiche della Russia, Dmitry Abzalov:

C’è da tener presente che per le aziende e le banche è difficile opporsi alle decisioni politiche. Ciò nonostante, proprio le aziende europee oggi sono un alleato della Russia. Hanno notevoli possibilità politiche e sono appoggiate dalla società.

La situazione economica dell’UE diventa ancora più drammatica se paragonata all’economia americana. Negli USA il cosiddetto Leading Economic Index, pubblicato dall’ONG americana Conference Board, è cresciuto in luglio dello 0,9%, sorprendendo gli esperti che avevano previsto soltanto una crescita dello 0,6%.

Questo confronto fa vedere con chiarezza che le sanzioni antirusse, che vengono imposte a Bruxelles da Washington, colpiscono l’Europa, mentre gli USA ne stanno traendo dei vantaggi competitivi.