Energia, calano i consumi
L'Unione petrolifera stima che nel 2014 l'Italia spenderà per la fattura di gas e petrolio 50-51 miliardi, contro i 55,823 mld spesi nel 2013, in flessione di circa il 9%. A incidere sulla diminuzione il drastico ridimensionamento dei consumi di energia che secondo le stime dell'Up scenderanno del 4%.
ROMA - La crisi e il conseguente calo dei consumi fanno scendere la bolletta energetica di quest'anno. L'Unione petrolifera stima che nel 2014 l'Italia spenderà per la fattura di gas e petrolio 50-51 miliardi, contro i 55,823 mld spesi nel 2013, in flessione di circa il 9%. A incidere sulla diminuzione il drastico ridimensionamento dei consumi di energia che secondo le stime dell'Up scenderanno del 4%. Queste le stime fatte dal presidente dell'associazione, Alessandro Gilotti, in occasione dell'assemblea annuale.
La bolletta petrolifera sarà invece pari quest'anno a 28 miliardi contro i 30,5 miliardi spesi nel 2013, stimando una quotazione del dollaro intorno ai 109 dollari al barile. Tuttavia lo scenario geopolitico instabile potrebbe far subire variazioni: già con un Brent a 113 dollari al barile come quello attuale, la bolletta petrolifera salirebbe a 28,6 mld.
Nel 2013 il peso della fattura energetica sul Pil è stato pari al 3,6%, contro una media dell'1,5% negli anni Novanta. Fra le fonti che hanno rilevato i maggiori decrementi rispetto all'anno precedente, c'è la spesa netta per l'approvvigionamento di gas passata da 24 mld a poco più di 20 mld (-17%) che con oltre 4 mld in meno ha dato il maggior risparmio alla spesa energetica.
ALLARME RAFFINERIE, SENZA INTERVENTI TUTTE A RISCHIO - Dal 2008 in Italia hanno chiuso quattro raffinerie e si è passati da 16 impianti ai 12 attuali. Ma tutte le raffinerie sono a rischio senza interventi. È l'allarme lanciato dall'Unione petrolifera in occasione dell'assemblea annuale. Secondo il presidente, Alessandro Gilotti, «nonostante le chiusure gli impianti lavorano al 70% e senza interventi tutte le raffinerie sono a rischio non solo quelle inefficienti. Anzi sono più colpite le raffinerie che hanno investito di più perchè più gravate dai costi di ammortamento».
A pesare sono una serie di fattori: il calo dei consumi in Europa, l'asimmetria che vede ad esempio incentivi e sussidi statali per la raffinazione in Asia e la rivoluzione dello shale oil e gas negli Usa con prodotti a buon mercato. «La raffinazione - ha evidenziato Giacomelli - è un'industria ad alto consumo di energia che incide il 30% sui costi operativi con un pesante impatto sui margini». «Siamo fortemente preoccupati - ha aggiunto - per una situazione che può solo peggiorare se non si interviene per ridare un minimo di prospettiva a un'industria che rimane strategica».
In particolare il presidente dell'Up punta il dito sulla legislazione europea: saranno necessari 7 mld di euro di investimenti con la legislazione vigente e altri 4 mld per quella in discussione. Tra le soluzioni individuate dei finanziamenti strutturali con i contratti di sviluppo e aiuti di Stato per investimenti ambientali in linea con la nuova direttiva europea per riequilibrare le distorsioni competitive con i paesi extra-Ue.
Gilotti chiede anche «realismo e coerenza nella fissazione dei futuri impegni europei su clima-energia evitando obblighi unilaterali».