20 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Consumi alimentari

Pasqua: calano i prezzi, ma i consumi non crescono

Secondo la CIA, il carrello della spesa resta vuoto anche se i listini si sono praticamente dimezzati nel giro di cinque mesi. Con la crisi, le famiglie hanno acquisito uno «stile d’acquisto» improntato al risparmio, che caratterizzerà anche le prossime festività: 4 su 5 festeggeranno il 20 aprile a casa, con un «taglio» alle specialità dolciarie tipiche (-9%)

ROMA - L’agricoltura contribuisce a frenare l’inflazione, che a marzo tocca i minimi dal 2009, ma il carrello della spesa rimane assolutamente vuoto. La forte flessione dei prezzi di frutta e verdura, che calano rispettivamente del 3,7 per cento e del 6 per cento annuo, concorre a tenere bassi i listini degli alimentari, ma non cambia in alcun modo la situazione dei consumi sulla tavola. Che restano al palo nonostante l’avvicinarsi della Pasqua.

Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati Istat. Con la crisi e il taglio del potere d’acquisto, la maggioranza delle famiglie ha ormai fatto proprio uno stile d’acquisto improntato al risparmio e alla sobrietà. Al supermercato, infatti, l’85 per cento degli italiani cerca di eliminare ogni spreco o «sfizio» culinario - osserva la Cia -. Il 42 per cento inizia a privilegiare i «formati convenienza» e solo il 23 per cento continua a guardare alla marca come un elemento decisivo per comprare. Inoltre, il 59 per cento ammette di sacrificare per prima pranzi e cene al ristorante, mentre il 21 per cento ritorna al «fai da te» in cucina soprattutto per quel che riguarda i dolci, il pane e la pasta «a mano». Nuove abitudini che si riflettono anche sulla festività di Pasqua alle porte. In 4 casi su 5 gli italiani festeggeranno il 20 aprile tra le mura domestiche - stima la CIA - e molti rinunceranno alla tradizione delle colombe e delle uova di cioccolato.

Quasi un italiano su quattro (il 23 per cento) quest’anno non acquisterà i dolci simbolo della festa, e chi lo farà si orienterà decisamente verso i prodotti industriali venduti nelle catene della Gdo (il 51 per cento) e solo il 26 per cento opterà per la pasticceria artigianale. La conseguenza è un calo previsto dei consumi di prodotti tipici pasquali del 9 per cento, in parte compensato dall’aumento esponenziale dei dolci «fatti in casa» (+12 per cento) come la pastiera napoletana o la scarcella pugliese.