26 marzo 2023
Aggiornato 08:30
Lette di stabilità

«Se qualche governo pensa di prendere i soldi dalle banche dimostra una scarsissima cultura economica»

Il presidente dell'ABI Patuelli, sull'ipotesi di coprire la seconda rata Imu con imposte a istituti di credito e assicurazioni: «Il ragionamento di andare a prender i soldi da noi, perché lì ci sono, come se li fabbricassimo in maniera ottocentesca è sbagliato». Su chi critica i bancari: «Tante volte si parla male di noi perché si appartiene a Nerolandia»

ROMA - Le banche non hanno gradito le ipotesi del governo di reperire i fondi per eliminare la seconda rata dell'Imu aumentando le tasse per istituti di credito e assicurazioni. Il presidente dell'Associazione bancaria italiana (Abi), Antonio Patuelli, ha detto: «Abbiamo bisogno di una politica fiscale verso i fattori produttivi, non verso le banche o altri settori, che dia l'uguaglianza dei punti di partenza, perché siamo tutti nell'Unione europea. E se qualche governo europeo pensa di andare a prendere i soldi dalle banche, perché tanto i soldi le banche ce li hanno, come se li fabbricassimo in maniera ottocentesca, questo dimostra una valutazione di scarsissima cultura economica».

IN ITALIA NON SI SA MAI COME FINISCA - Secondo Patuelli la politica tributaria del governo è «scarsamente innovativa: le solite misure che in autunno vengono di nuovo riproposte. La mancanza di stabilità istituzionale toglie spazio a qualsiasi iniziativa fiscale più fantasiosa. C'è bisogno di stabilità istituzionale, che non è il fine ma il mezzo. E ci può essere una fortissima instabilità istituzionale anche quando c'è stabilità politica, con lo stesso partito che resta al governo per anni. Dall'estero ci vedono come un Paese in cui non si sa mai come va a finire».

FENOMENO SOCIALE GIGANTESCO - Quindi il presidente dell'Abi ha detto che la maggior parte delle sofferenze nei bilanci delle banche non è dovuta alle grandi società ma a una vasta platea di clienti, un problema economico e sociale «gigantesco»: «Si sostiene che i problemi principali delle banche derivino da una cattiva erogazione dei prestiti a grossissimi clienti, ma c'è invece un fenomeno sociale ed economico gigantesco». Per i prestiti in sofferenza, infatti, il numero complessivo degli affidati è 1,167 milioni, di cui l'84 per cento sono finanziamenti con un importo fino a 125mila: «Questo dato - ha sottolineato il numero uno dell'associazione bancaria in un seminario sul sistema creditizio - dà la misura della profondità orizzontale della crisi economica».

NO A BANCHE IN PRIVATIZZAZIONI - Per Patuelli poi le banche italiane non dovrebbero partecipare attivamente alla nuova tornata di privatizzazioni decisa dal governo: «Non so cosa ci sia nella testa di chi amministra le banche ma, dato che con 'Basilea 3' si dovranno avere degli standard elevatissimi, non ci potrà essere forte disponibilità delle banche ad andare a comprare quote di aziende».

IN UE FUSIONI IN VISTA - Il numero uno dell'associazione bancaria ha annunciato novità in vista nel Vecchio Continente: «Se mi si chiede se prevedo aggregazioni in Europa, rispondo sì perché in Europa non c'è stata finora una ventata di aggregazioni come quella che c'è stata in Italia negli ultimi 15 anni. Se ci sarà una nuova ondata di aggregazioni non sarà però come negli ultimi 15 anni», perché sarà necessario valutare attentamente tutti i parametri, «e due debolezze non fanno una forza. Quando mi propongono di ragionare su questi temi, rispondo sempre che dobbiamo farlo con un approccio europeo. Non parliamo più solo di Italia, i nostri orizzonti devono essere europei».

GLI ATTACCHI DI NEROLANDIA - Patuelli ha difeso il sistema bancario, dicendo che spesso chi lo attacca proviene da «nerolandia», evasori fiscali che scaricano le loro «responsabilità inconfessabili» sugli istituti di credito: «Chi parla male delle banche può avere tante ragioni. Tante volte si parla male delle banche perché si appartiene a Nerolandia. Il mondo bancario è all'avanguardia nella gestione etica, ma ci prendiamo una serie di improperi perché ci sono responsabilità inconfessabili dei singoli che vengono scaricate sulle banche, per colpe che non abbiamo. Per sgominare Nerolandia l'evasione fiscale e tutti i comportamenti perniciosi che danneggiano anche gli onesti, ci vuole un'impennata di natura etica, di nuova civilizzazione, verticale e orizzontale, che impegni tutte le istituzioni dello Stato».