26 aprile 2024
Aggiornato 04:30
Auto | Sentenza Pomigliano

Pomigliano, respinto il ricorso di Fiat‎

La Corte d'appello di Roma ha dichiarato inammissibile il ricorso della Fiat che chiedeva la sospensione della sentenza che stabiliva la riassunzione di 145 operai Fiom nello stabilimento di Pomigliano d'Arco. Fiat: Dalla Corte d'Appello decisione puramente tecnica. Landini: La Sentenza non è un fatto tecnico, rispettare la legge

ROMA - La Corte d'appello di Roma ha dichiarato inammissibile il ricorso della Fiat che chiedeva la sospensione della sentenza che stabiliva la riassunzione di 145 operai Fiom nello stabilimento di Pomigliano d'Arco.
«I lavoratori della Fiom devono rientrare a Pomigliano e la discriminazione va sanata - ha detto il segretario nazionale delle tute blu della Cgil, Giorgio Airaudo - noi chiederemo l'esecuzione della sentenza. Siamo già in ritardo e se Fiat non li farà rientrare chiederemo l'esecuzione della sentenza».

Fiat: Dalla Corte d'Appello decisione puramente tecnica - «Il prossimo 9 ottobre la Corte di Roma deciderà l'appello proposto da 'Fabbrica Italia Pomigliano' sull'inusitata pronuncia con cui il Tribunale di Roma ha imposto alla società di assumere 145 operai solo perché iscritti alla Fiom». E' quanto precisa la Fiat in merito al giudizio di inammissibilità pronunciato dalla Corte d'Appello di Roma sul ricorso presentato dall'azienda sulla sospensione della sentenza di primo grado.
«Oggi è stata adottata una decisione semplicemente tecnica - prosegue il Lingotto - avendo la Corte ritenuto che, in assenza di atti concreti da parte della Fiom volti ad ottenere l'esecuzione della pronuncia del Tribunale di Roma non vi fosse alcuna necessità di un provvedimento che ne sospendesse l'efficacia. Proprio sulla base di questa pronuncia rimane confermata la possibilità di 'Fabbrica Italia Pomigliano Spa' di chiedere nuovamente un provvedimento di sospensione qualora nei prossimi giorni la Fiom dovesse decidere di attivare strumentalmente iniziative di esecuzione prima della imminente decisione di merito della Corte romana».

Landini: La Sentenza non è un fatto tecnico, la Fiat rispetti la legge - «Per la notizia del Tribunale di Roma una buona giornata, è invece una giornata difficile per quanto arriva da Taranto». E' quanto spiega Maurizio Landini, segretario generale Fiom, a Tgcom24.
Sulla vicenda delle riassunzioni in Fiat ha detto che «siamo di fronte al fatto che la Fiat è stata condannata per discriminazione. La Fiat ha chiesto la sospensione di riassunzione e oggi tenta di dire che non vuole rispettare la legge. Sembra che la Fiat voglia dire che applicare le leggi in Italia sia una fatto tecnico. Questi 145 dovevano essere già assunti e questi dovranno essere assunti al rientro dalle ferie. Noi chiediamo che anche la Fiat rispetti la legge. Sarebbe bene che il governo si rendesse conto di quanto sta facendo la Fiat. Il Governo dovrebbe convocare un tavolo».

Fiom: L'Azienda in ritardo sulle riassunzioni, le deve fare - «Se c'è una discriminazione va sanata. La Fiat è in ritardo con le riassunzioni, ma le deve fare. La Fiat può rallentare l'efficacia della sentenza e ricorrere in appello. Ma fino a quel caso, la Fiat dovrà eseguire la sentenza. Penso che la Fiat debba rispettare la legge come tutti i cittadini». E' il commento di Giorgio Airaudo, segretario nazionale della Fiom, dopo che la Corte d'Appello di Roma ha giudicato inammissibile il ricorso della Fiat sulla sospensione della sentenza per la riassunzione di 145 operai a Pomigliano d'Arco.
«La Fiat - aggiunge - avrebbe dovuto riassumerli subito dopo la sentenza, ma non l'ha fatto e questo è grave. Tra noi e la Fiat non c'è un braccio di ferro. Noi siamo solo sindacalisti che rappresentano i lavoratori. Nessuno ha mai chiesto conto dei suoi comportamenti alla Fiat, ma deve smetterla di portare avanti questa battaglia ideologica. Marchionne su questo racconta una piccola bugia dietro le quali nasconde la denazionalizzazione dell'azienda. Se ci si scandalizza per Taranto mi piacerebbe che il Governo mandasse tre ministri da Marchionne per chiedere conto di un piano industriale che ci nasconde».