12 ottobre 2025
Aggiornato 09:00
Il Governo e la riforma del mercato del lavoro

Lavoro, Monti «accetta» il ddl

Alla fine la scelta è caduta su un ddl «misto»: una parte di misure della riforma saranno immediatamente operative, altri articoli rimanderanno su specifiche materie ad una delega al governo. Il Premier vuole un ok rapido, e sull'articolo 18 non cambia posizione

ROMA - Alla fine la scelta è caduta su un ddl 'misto': una parte di misure della riforma del mercato del lavoro saranno immediatamente operative - non appena il Parlamento lo avrà votato - altri articoli rimanderanno su specifiche materie ad una delega al governo. Una soluzione che circolava da diversi giorni, ma che solo la moral suasion di Giorgio Napolitano ha fatto preferire. Perchè anche nel Consiglio dei Ministri di oggi, Mario Monti ha ribadito l'importanza di un ok rapido alla riforma, attesa dei mercati: lasciando intendere che l'opzione preferita restava quella del decreto. Ma l'opinione del Capo dello Stato ha fatto decidere per il disegno di legge. Tuttavia, il premier non rinuncia ad un'approvazione in tempi brevi, tanto da aver già avviato il pressing diplomatico per avere in Parlamento una sorta di corsia preferenziale, e con modifiche che siano solo «migliorative» del testo del governo.

Ma stavolta il dibattito all'interno del Cdm sarebbe stato più difficile del solito, anche sul tema liberalizzazioni e sul rinvio della delega fiscale. Sulla riforma del lavoro, invece, la discussione era tra chi spingeva per il decreto e chi invece avrebbe preferito qualche «ripensamento» sul tema dei licenziamenti: circolano i nomi di Fabrizio Barca e Renato Balduzzi, e addirittura c'è chi dice che Corrado Passera abbia chiesto lo stralcio della materia. Voce smentita dagli uomini del ministro dello Sviluppo.

Alla fine la scelta è caduta sul ddl «misto», con l'approvazione secondo la formula del «salvo intese». Ma attenzione, chiariscono da palazzo Chigi, il supplemento di tempo servirà solo a scrivere il testo tecnicamente concertandolo tra i vari ministri interessati ed evitando errori di drafting: non certo a riaprire la discussione con le parti sociali, nè a inserire da subito modifiche gradite al Pd.

L'obiettivo è quello di scavallare le amministrative, per poi accelerare sull'approvazione arrivando all'ok per l'estate. Ma resta da vedere quanto margine per le modifiche ci sarà. La posizione di palazzo Chigi rimanda a quella assunta sui precedenti decreti: «La porta è sempre aperta a miglioramenti del testo. Ma appunto, miglioramenti». Il che, tradotto, significa che sull'articolo 18 - almeno per ora - Monti non ha intenzione di cedere al Partito Democratico: «E' il migliore punto di equilibrio» che si è potuto trovare, aveva detto il premier in conferenza stampa l'altro ieri. E ad oggi, non ha cambiato idea. E del resto, fanno notare dal governo, «non sembra ci sia in Parlamento una maggioranza favorevole alle modifiche chieste dal Pd...».