20 aprile 2024
Aggiornato 02:00
La riforma del mercato del lavoro

Lavoro, ira PD. Monti: Si discute ma non dell'articolo 18

Tramonta l'ipotesi dl, si pensa a ddl in parte operativo e in parte delega. Ma nel governo c'è chi non chiude del tutto la porta alla Cgil: «Abbiamo tenuto conto delle proteste dei tassisti, e non dobbiamo tenere conto delle proteste del più grande sindacato italiano?»

ROMA - La decisione sullo strumento legislativo con cui far viaggiare in Parlamento la riforma del lavoro sarà presa solo domani, complice anche la freddezza di Giorgio Napolitano che ha chiarito come la responsabilità di una scelta spetti al governo. Ma soprattutto si vuole aspettare perchè ora la preoccupazione di Mario Monti è capire quante ripercussioni, e di quale portata, la mancata intesa con la Cgil avrà sul Pd. Una preoccupazione che però non porterà a una retromarcia sull'articolo 18: «Salterebbe tutto», dicono dal governo.

Si pensa a un ddl «bifronte» - Ma evitare che il Pd deflagri, che stretto tra il sostegno al governo e il rapporto con la sua base e con Corso d'Italia si spacchi tra l'ala sinistra e i «riformisti», è senz'altro una questione di cui dovrà occuparsi il Premier, che per la prima volta si trova anche a fare i conti con un Quirinale deluso per la mancata intesa: tanto da rimandare al mittente la richiesta di «concertare» lo strumento legislativo, salvo far capire che l'opzione decreto va abbandonata. E a questa punto l'ipotesi che potrebbe essere adottata è un ddl «bifronte»: una parte con misure immediatamente operative, un'altra di delega al governo. «Devi mettere per forza una parte di delega, almeno quella per riformare gli ammortizzatori sociali», spiega un membro del governo. Del resto, anche quando si pensava al decreto, era comunque previsto che la riforma degli ammortizzatori fosse appunto per delega, e un decreto legge non può contenere deleghe al governo. Ma ora, complice il clima non certo disteso, l'idea di 'spacchettare' il provvedimento non convince. Ecco perchè un unico ddl con una parte operativa e una parte di delega potrebbe essere la soluzione. Comunque, non dovrebbe essere ripescata la vecchia delega sugli ammortizzatori sociali: «E' troppo rigida», dicono da palazzo Chigi.

L'articolo 18 non si ridiscute - Comunque, prima di decidere si vuole aspettare ancora il tavolo di domani con i sindacati, capire se qualche perplessità, come quelle della Uil o di Rete Imprese, possano essere superate. Ma nel Governo c'è chi non chiude del tutto la porta alla Cgil: «Abbiamo tenuto conto delle proteste dei tassisti, e non dobbiamo tenere conto delle proteste del più grande sindacato italiano?». Una partita che si intreccia con la tenuta del Pd in Parlamento, anche se da palazzo Chigi sono chiari: «L'articolo 18 non si ridiscute, altrimenti salta tutto. Del resto, su questo tema un equilibrio non si può trovare, il governo ha fatto la sua scelta, e spiegheremo le ragioni che ci hanno portato a decidere in questo senso». Quanto al resto della riforma, già domani al tavolo si continuerà a discutere, e poi «in Parlamento ovviamente dei margini di modifica ci sono, come si è sempre fatto». Salvo che sull'articolo 18.