12 ottobre 2025
Aggiornato 06:00
Verso un accordo sulla riforma del mercato del lavoro

Lavoro, Monti assicura le risorse

Cifre sulla riforma ancora non ne sono state fatte, ma l'impegno ad assicurare risorse alla «proroga» del regime di cassa integrazione fino al 2016, quello sì. Bersani vede sindacati e Rete imprese

ROMA - Cifre sulla riforma ancora non ne sono state fatte, ma l'impegno ad assicurare risorse alla 'proroga' del regime di cassa integrazione fino al 2016, quello sì. Mario Monti, sblocca così - alla vigilia del vertice di maggioranza - la trattativa sulla riforma del mercato del lavoro che sembra ora davvero vicina all'accordo. Latore del messaggio ai sindacati, il ministro del Lavoro Elsa Fornero, che con la «copertura» del premier e ministro dell'Economia, è riuscita a ribaltare nel giro di 24 ore il clima intorno alla trattativa. Grazie proprio all'ipotesi di rinviare al 2016 l'entrata a regime del nuovo sistema, con la copertura finanziaria per il periodo di 'transizione' che dovrebbe arrivare dai fondi regionali. Oltre a questo, una serie di aperture, ad esempio sugli esodati e su un meccanismo che dovrebbe rendere più difficoltoso il ricorso a tipologie di contratti precari, hanno alla fine determinato l'accelerazione verso un esito positivo.

Dal ministero dell'Economia spiegano che cifre ancora non ne sono state fornite, «ma c'è tutta la volontà, garantita ai massimi livelli, di assicurare le risorse necessarie perchè la riforma su cui si troverà l'accordo, se sarà una riforma di qualità come vuole il governo, possa funzionare». Oltre ovviamente alla garanzia che nella fase di transizione ci saranno i fondi necessari per far fronte alle crisi aziendali. Tanto che oltre all'ottimismo dei sindacati, si registra quello dei segretari della maggioranza. Per Pier Ferdinando Casini un accordo sul lavoro non solo è possibile «ma credo che si avvicini. Sono fiducioso».

E anche Pierluigi Bersani vede «spiragli» di luce in fondo alla trattativa, invitando tutti a «stare zitti» proprio per non compromettere un confronto che sembra ormai prossimo alla conclusione positiva. Il segretario Pd è, ovviamente, tra i più interessati ad una conclusione felice del negoziato, da mesi si spende in una trattativa parallela tra Governo e parti sociali e anche oggi ha visto il leader Cisl Raffaele Bonanni. Prima del vertice di maggioranza di domani sera il leader Pd vedrà anche Uil, Cgil e Rete imprese. Poi andrà da Monti a chiedere soprattutto una cosa: che si chiuda un accordo.

Un viatico positivo per il vertice di Monti con i segretari della maggioranza, convocato per domani sera a palazzo Chigi. Che si unisce alla rapida approvazione 'a sorpresa' della ratifica della Convenzione di Strasburgo sulla corruzione, anch'esso leggibile come segnale distensivo. Restano però le distanze tra i partiti sulla Rai, e si aggiunge un altro tema spinoso, quello della modifica alla norma sulle commissioni bancarie.
In realtà la ratifica della Convenzione di Strasburgo non è necessariamente un via libera al ddl anti-corruzione: «Da anni è stata ratificata la Convenzione di Merida sullo stesso argomento, ma non è mai stata tradotta in norma di legge», fanno da notare da via Arenula. Tanto che la convocazione della commissione Giustizia del Senato di domani per la ripresa dell'esame del ddl potrebbe addirittura saltare, o al massimo limitarsi all'esame di temi poco controversi. Perchè l'opposizione del Pdl all'introduzione della corruzione tra privati è ancora sul tavolo. Bisognerà vedere dunque se domani il vertice dei segretari riuscirà a trovare un accordo sulla questione.
E bisognerà vedere se le capacità persuasive di Monti riusciranno a sbloccare la partita Rai, con il Pdl che mette il veto sulle modifiche alla governance, e il Pd che risponde minacciando l'Aventino nel caso in cui le nuove nomine dovessero arrivare a legislazione vigente. L'obiettivo minimo del Premier è quello di riuscire a indicare nomi di alto profilo per i vertici di viale Mazzini, e magari riuscire ad avviare un percorso di riforma della governance. Gli argomenti che il Premier metterà sul campo sono simili a quelli che già oggi hanno prodotto un risultato sulla corruzione: la situazione economica dell'azienda richiede un cambio di rotta, e anche l'opinione pubblica si attende un segnale preciso in questa direzione.