Il Brasile cerca di bloccare l'afflusso di capitali e tassa i prestiti esteri
Lo riporta il Financial Times specificando che la tassa, con un'aliquota del 6%, era stato originariamente applicata ai finanziamennti esteri con scadenze fino a due anni e, all'inizio di marzo era stata ampliata per includere le scadenze fino a tre anni
RIO DE JANEIRO - Nuovo capitolo della guerra valutaria che coinvolge il Brasile, che ha ampliato ulteriormente una tassa sui prestiti provenienti dall'estero per cercare di rallentare l'afflusso dei capitali che, spingendo la valuta nazionale al rialzo, sta minando la competitività della sua industria. Con la terza misura del genere varata in appena un mese, il gigante sudamericano ha ampliato la cosiddetta tassa Iof sulle transazioni di prestito dall'estero per coprire ogni finanziamento con scadenza fino a cinque anni.
Lo riporta il Financial Times specificando che la tassa, con un'aliquota del 6%, era stato originariamente applicata ai finanziamenti esteri con scadenze fino a due anni e, all'inizio di marzo era stata ampliata per includere le scadenze fino a tre anni.
Il governo Brasiliano sta continuando a cercare di contrastare l'afflusso di capitali nel Paese per evitare un eccessivo apprezzamento del real che rischia di minare la competitività del Paese a livello internazionale. In particolare - spiega il quotidiano britannico - l'aumento di prestiti intra-aziendali dall'estero ha fatto crescere i sospetti che gli stranieri stiano utilizzando le loro controllate brasiliane come veicoli per speculare sul mercato obbligazionario e aggirare così i controlli valutari.
Con tassi d'interesse tra i più alti a livello mondiale, il mercato obbligazionario brasiliano è diventato un obiettivo per la presidentessa Dilma Rouseff che ha bollato come «tsunami» valutario l'afflusso di fondi a buon mercato dai paesi più ricchi.
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