La BCE riversa un fiume di liquidità alle banche
Oltre 489 miliardi è stato l'ammontare di liquidità supplementari con cui la Banca centrale europea ha innondato le banche commerciali dell'area euro, con la sua prima attesissima operazione di rifinanziamenti di durata super prolungata
FRANCOFORTE - Quasi mezzo trilione di euro: oltre 489 miliardi, per la precisione, è stato l'ammontare di liquidità supplementari con cui la Banca centrale europea ha innondato le banche commerciali dell'area euro, con la sua prima attesissima operazione di rifinanziamenti di durata super prolungata: 3 anni pari a ben 1.134 giorni. E sulle prime questa montagna di danari a bassissimo costo - vengono concessi al tasso fisso prestabilito dell'1 per cento, posto che le banche abbiamo dei titoli finanziari di una gamma ormai molto ampia da dare a garanzia - sembrava aver impressionato positivamente i mercati, innescato nette accelerazioni al rialzo delle Borse e una impennata dell'euro. Ma è stato un fuoco di paglia, mentre una analisi più fredda dei dati potrebbe ridimensionare le ricadute dell'operazione, o almeno parte delle attese che l'avevano preceduta.
Soprattutto sembrano essersi raffreddate le aspettative che si erano create su un ipotetico rafforzamento degli acquisti di titoli di Stato dell'area euro sotto stress da parte degli istituti di credito. Nei giorni scorsi era stato infatti pronosticato che, magari a seguito di 'incoraggiamenti' dei rispettivi paesi, le banche avrebbero potuto usare i fondi 'easy' della Bce per comprate bond e lucrare sull'ampia differenza di rendimenti (tra quanto devono pagare per prendere a prestito e quanto ottengono sui titoli di Stato). Non è escluso che possa avvenire, ma non sembra deporre bene la stima sull'ammontare netto di liquidità che secondo alcuni osservatori è stato effettivamente iniettato nel sistema bancario: 200 miliardi di euro o poco più se si considerano i rifinanziamenti sempre agevolati a una settimana, tre mesi e un anno che le banche hanno mancato di rinnovare nei giorni scorsi proprio in vista di questa mega asta superfavorevole.
E dato che solo nel primo trimestre dell'anno le banche di Eurolandia hanno in scadenza obbligazioni per circa 230 miliardi di euro, le liquidità ottenute oggi basterebbero a malapena a assicurare il riscatto dei loro debiti senza dover cercare rifinanziamenti sui mercati, le cui condizioni appaiono proibitive. Se così fosse per acquisti di titoli di Stato non resterebbe molto, evidentemente.
E così sui bond dei paesi ritenuti più a rischio si sono rapidamente ricreate tensioni, che hanno coinvolto anche i Btp dell'Italia: sulla scadenza decennale i rendimenti sono risaliti fino al 6,90 per cento, da un minimo di seduta al 6,45 per cento. All'opposto i rendimenti dei Bund della Germania, ritenuti più solidi, sono tornati a calare come avviene nelle fasi di tensione, e in questo modo il differenziale tra Btp e Bund, il famigerato «spread» è risalito fino a sfiorare la soglia psicologica dei 500 punti base. Del resto secondo Martin van Vlie, analista di Ing, sebbene l'iniezione di liquidità di oggi «equivalga a una volta e mezzo le emissioni di titoli di Stato di Italia e Spagna previste sul 2012, dubitiamo che questi fondi vengano utilizzati prevalentemente per acquistare debito pubblico dei paesi periferici». Ma non tutti la pensano come lui, raramente come in questo caso una manovra della Bce ha avuto una tale varietà di interpretazioni tra gli analisti. E il verdetto dei mercati in questo caso potrebbe richiedere diverso tempo per appalesarsi.
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