Lavoro, Sacconi: Apprendistato e part time, così cambieremo
Il ministro del Wlfare: Trasparenza sui licenziamenti. Nuovi assunti piccole imprese senza articolo 18. Camusso: Da Sacconi proposte fallite 10 anni fa. Della Vedova: Aperture non sono credibili
ROMA - «L'Italia, al contrario di quanto alcuni hanno sostenuto, non è sotto osservazione per le pensioni, dove anzi il sistema è giudicato sostenibile, ma per il mercato del lavoro. Il nostro obiettivo, in ogni caso, non sono i licenziamenti facili, ma creare le condizioni per la crescita delle imprese e dell'occupazione». Lo sostiene il ministro del Welfare Maurizio sacconi in un'intervista al Corriere della Sera.
Sacconi illustra il programma dell'Esecutivo in materia di lavoro. A chi gli chiede se il governo intenda toccare l'articolo 18, replica: «Tutte le istituzioni ritengono che ci sia un rattrappimento delle imprese, soprattutto in tempi incerti, dovuto alla difficoltà di risolvere il rapporto di lavoro se le cose vanno male». «Dieci anni fa nel Patto per l'Italia - prosegue - convenimmo con tutte le parti, tranne la Cgil, di sperimentare la sospensione dell'articolo 18 nelle aziende che superavano con nuove assunzioni i 15 dipendenti, allo scopo di stimolare l'occupazione». Poi non se n'è fatto nulla, volete ripercorrere quella strada: «Vedremo».
Quando aprirà la trattativa con le parti sociali, gli chiedono: «Presto, nei prossimi giorni - replica Sacconi - sul complesso delle politiche per il lavoro. Non si tratta solo di rivedere le norme sui licenziamenti per motivi economici, ma anche di contrastare l'abuso dei contratti co.co.co. e dei tirocini, di promuovere il lavoro giovanile con l'apprendistato e quello femminile con i contratti di inserimento e part time, di aumentare l'occupazione nel Sud col credito d'imposta a valere sul Fondo sociale europeo».
Sui licenziamenti «dobbiamo verificare con le parti tutta la complessa e diversificata legislazione sui licenziamenti, compresi quelli collettivi per motivi economici, che potrebbero essere semplificati». Mentre sui licenziamenti individuali, «quelli discriminatori dovranno comunque restare nulli. Quelli per motivi economici vanno resi più trasparenti e certi nelle modalità e nelle tutele per il lavoratore».
Nuovi assunti piccole imprese senza articolo 18 - Al tavolo delle modifiche alla normativa sui licenziamenti, il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, potrebbe puntare sulla possibilità che le piccole imprese fino a 15 dipendenti possano vedere sospesa per i nuovi assunti (cioè dal sedicesimo in su) l'applicazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Sui licenziamenti «dobbiamo verificare con le parti tutta la complessa e diversificata legislazione sui licenziamenti, compresi quelli collettivi per motivi economici, che potrebbero essere semplificati». Mentre sui licenziamenti individuali, «quelli discriminatori dovranno comunque restare nulli. Quelli per motivi economici vanno resi più trasparenti e certi nelle modalità e nelle tutele per il lavoratore».
«Dieci anni fa nel Patto per l'Italia - ha detto Sacconi in un'intervista su Il Corriere della Sera - convenimmo con tutte le parti, tranne la Cgil, di sperimentare la sospensione dell'articolo 18 nelle aziende che superavano con nuove assunzioni i 15 dipendenti, allo scopo di stimolare l'occupazione». Poi non se n'è fatto più nulla, ma il ministro ha tenuto a sottolineare: Ora «vedremo» se ripercorrere quella strada.
Per Sacconi sono da tenere in considerazione tutte le proposte che vanno nella direzione di una maggiore flessibilità in uscita: «Anche parlamentari dell'opposizione - ha proseguito Sacconi sul Corsera - si sono posti il problema di una maggiore flessibilità in uscita». Quanto alla proposta dei radicali di aumentare da 15 a 30 dipendenti la soglia oltre la quale applicare l'articolo 18, il ministro ha affermato: «E' degna di essere considerata con attenzione».
Camusso: Da Sacconi proposte fallite 10 anni fa - Dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, arrivano proposte fallite «dieci anni fa». Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, commenta l'intervista rilasciata da Sacconi sul Corsera in cui il ministro propone di puntare sulla possibilità che le piccole imprese fino a 15 dipendenti possano vedere sospesa per i nuovi assunti (cioè dal sedicesimo in su) l'applicazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sui licenziamenti.
«Se noi provassimo a dire al ministro qualcosa di dieci anni fa direbbe che siamo antiquati, non aperti al cambiamento e inadeguati. Il ministro dovrebbe invece meditare su come mai quell'accordo separato del 2001 che conteneva questa misura (il Patto per l'Italia, n.d.r.) non è entrato mai in vigore. In quel Patto c'era l'attacco all'articolo 18 e l'idea del doppio regime che non funziona: dove non si riesce togliere i diritti a chi ce l'ha, si cerca di negarli a quelli che verranno dopo e credo sia anche illegittimo».
Della Vedova: Le aperture di Sacconi non sono credibili - «Sulle riforme, a partire da quelle del mercato del lavoro, la maggioranza non può chiedere all'opposizione di condividere gli obiettivi, ma non le responsabilità. Se si cambia la politica, occorre cambiare il governo e i ministri che più si sono opposti al cambiamento». Lo afferma in una nota il capogruppo di FLI alla Camera, Benedetto Della Vedova.
«Le aperture di Sacconi non sono sbagliate, in linea di principio. Semplicemente non sono credibili se a farle è lui, che per anni ha irriso le ambizioni dei riformatori, dentro e fuori dal Pdl: da Ichino, a Cazzola, al sottoscritto, che contestavano l'inefficienza, prima che l'ingiustizia, di un mercato del lavoro disuguale e discriminatorio e chiedevano che vi si ponesse urgentemente rimedio. Ciò che Sacconi può vantare - sottolinea Della Vedova - è di avere difeso gli istituti, dalla cassa integrazione all'apartheid contrattuale degli outsiders, che un modello universalistico di flexecurity dovrebbe rottamare. Un po' poco, a dire il vero, per farsi alfiere della 'svolta europea'.
Davvero Sacconi, per stare al vocabolario che il Ministro ama frequentare, avendo fatto fino a ieri il cardinale della controriforma tridentina, vorrebbe oggi, senza imbarazzi, guidare la riforma protestante?», conclude Della Vedova.
Cazzola (Pdl): Sacconi serve lo Stato come Biagi - «La sinistra si rifiuta di tener conto delle amare lezioni della storia. Scelte difficili, che un Paese è chiamato a compiere per ottenere credibilità sui mercati internazionali e per consentire alla propria struttura produttiva di competere, vengono immiserite da una polemica strumentale e vile che prende di mira la persona chiamata a prendere, per dovere istituzionale, le decisioni relative». Lo afferma Giuliano Cazzola del Pdl.
«E' stato così con l'articolo 8 del decreto di ferragosto; accade lo stesso, oggi, con le indicazioni contenute nella lettera di intenti a proposito della disciplina del licenziamento individuale. Il ministro Maurizio Sacconi (al pari del suo collega Renato Brunetta) ha compiuto solo il suo dovere, senza secondi fini o disegni nascosti - conclude - Personalizzare, come avviene sotto i nostri occhi, lo scontro politico, esibendo un nemico pubblico n.1 ha portato troppe volte sfortuna al Paese e condannato ad un destino crudele tanti leali servitori dello Stato come Ezio Tarantelli, Roberto Ruffilli, Massimo D'Antona e Marco Biagi».