Scendono a giugno le vendite al dettaglio: -1,2% su anno
Nella media del trimestre aprile-giugno 2011 calo dello 0,1%. Confcommercio: «I dati certificano la debolezza della domanda». Confesercenti: «Vendite alimentari al palo». Consumatori: «Crollo previsto, dato sottostimato»
MILANO - Vendite al dettaglio in calo. A giugno sono diminuite dello 0,2% rispetto a maggio e rispetto a giugno del 2010 hanno segnato un calo dell'1,2%. E' quanto comunica l'Istat.
Nella media del trimestre aprile-giugno 2011 - spiega l'istituto di statistica - l'indice ha registrato, rispetto ai tre mesi precedenti, una variazione negativa dello 0,1%.
«Rispetto a giugno 2010 - prosegue l'Istat - l'indice grezzo del totale delle vendite segna un calo dell'1,2%, le vendite di prodotti alimentari registrano una variazione nulla e quelle di prodotti non alimentari diminuiscono dell'1,8%.
Nel confronto con il mese di giugno 2010 si registra una riduzione dello 0,3% per le vendite della grande distribuzione e dell'1,9% per quelle delle imprese operanti su piccole superfici.
Nei primi sei mesi del 2011 - aggiunge l'Istat - rispetto allo stesso periodo del 2010, l'indice grezzo diminuisce dello 0,4%.
Le vendite di prodotti alimentari presentano una variazione positiva dello 0,2% e quelle di prodotti non alimentari una diminuzione dello 0,7%.
Ad agosto cala la fiducia delle imprese del commercio - Ad agosto l'indice destagionalizzato del clima di fiducia resta sostanzialmente stabile rispetto al mese precedente nelle imprese dei servizi, ma scende in quelle del commercio al dettaglio. Lo rileva l'Istat. In particolare, l'indice passa da 94,2 a 94,3 per le prime e diminuisce da 102,6 a 97,8 per le seconde.
Nei servizi recuperano i giudizi e le attese sugli ordini e peggiorano le attese sull'andamento dell'economia italiana.
Migliorano i giudizi sull'occupazione e sull'andamento degli affari, mentre peggiorano le attese sul mercato del lavoro e resta negativo il saldo delle attese sulla dinamica dei prezzi di vendita.
Nel commercio l'indicatore scende sia nella grande distribuzione (da 101,5 a 93,7) che in quella tradizionale (da 106,9 a 104,7).
Peggiorano sia i giudizi che le attese sulle vendite e sono giudicate in aumento le scorte di magazzino.
Confcommercio: «I dati certificano la debolezza della domanda» - Il dato Istat di oggi «è l'ennesima certificazione della debolezza della domanda per consumi e conseguentemente della ripresa della nostra economia. Solo i consumi di beni per le comunicazioni e l'informatica segnalano, al netto della componente inflazionistica, andamenti positivi a cui si contrappongono le difficoltà dei segmenti di consumo più tradizionali quali l'abbigliamento, le calzature ed i mobili».
E' il commento dell' Ufficio Studi di Confcommercio alle vendite al dettaglio di giugno.
«Stante il progressivo deterioramento del clima di fiducia delle famiglie - spiega la Confcommercio - che ad agosto ha toccato il minimo da marzo del 2009, difficilmente nei prossimi mesi si assisterà a quel recupero della domanda necessario a dare slancio e vigore allo sviluppo del Paese».
«La decisione presa ieri - conclude l'associazione dei commercianti - di eliminare dalla manovra correttiva gli interventi volti ad aumentare il livello di imposizione fiscale, incremento dell'Iva e contributo di solidarietà, rappresenta indubbiamente un segnale positivo in quanto contribuisce a non deteriorare ulteriormente un clima già fortemente compromesso».
Confesercenti: «Vendite alimentari al palo» - «Le vendite alimentari al palo sono un segnale fortemente preoccupante che evidenzia in modo eloquente la disastrosa situazione dei consumi». A sottolinearlo è il presidente della Confesercenti, Marco Venturi secondo cui «questo scenario fa a pugni con la riproposizione di aumenti dell'Iva che vanno scongiurati sia per l'oggi che per il domani».
«Lo stop delle vendite alimentari e la diminuzione di quelle degli altri settori infatti calano come una mannaia sui negozi di vicinato che hanno già pagato il prezzo salato della recessione che ha già provocato una grande quantità di chiusure. Consumi che ristagnano e liberalizzazioni senza regole: così si distruggono attività commerciali e posti di lavoro lasciando il campo a pochi e rinviando ancora l'appuntamento con una crescita economica significativa e duratura», rileva la Confesercenti.
Per Venturi «ogni scelta di agire sulle entrate e sull'Iva in particolare è miope, perché si punta a fare cassa mettendo le mani nelle tasche dei consumatori, si toccano record soffocanti per l'economia con l'aumento della pressione fiscale, come testimonia la Banca d'Italia, rinviando ancora una volta i tagli che coinvolgono la politica e l'attuale assetto istituzionale.
Il nodo di fondo resta la crescita che è il vero grande deficit di questo Paese. E' su questo punto che si deve lavorare con urgenza e con progetti condivisi fra Governo, Parlamento e Parti sociali».
Consumatori: «Crollo previsto, dato sottostimato» - L'Istat «conferma i dati che già da fine giugno avevamo previsto: un crollo dei consumi del -1,2% rispetto allo stesso mese del 2010». E' il commento di Federconsumatori ai dati Istat sulle vendite al dettaglio.
Un dato, sottolineano i consumatori, «che continua ad essere sottostimato. Le nostre stime calcolano una contrazione dei consumi nel 2011 del -1,5% (che rischia di dover essere aggiornata ulteriormente al ribasso) con una caduta della spesa delle famiglie di oltre 10 miliardi di euro».
«Questo andamento non solo testimonia la situazione di grave difficoltà delle famiglie - sostengono Rosario Trefiletti e Elio Lannutti - ma non fa altro che peggiorare la situazione economica complessiva, incidendo sulla produzione industriale, con preoccupanti effetti anche sull'andamento dell'occupazione e della cassa integrazione. Tutto ciò ci fa ritenere addirittura ottimistiche le stime di Bankitalia relative a un Pil nel 2011 al di sotto dell'1%».
«Per questo - concludono i consumatori - bisogna intervenire con misure adeguate e mirate, che non peggiorino una situazione già drammatica,come intende fare l'attuale manovra, ma che concentrino tutti gli sforzi nel tentativo di risollevarla».
Coldiretti: «Un miliardo speso in cantine, malghe e frantoi» - «Supera il miliardo» la spesa estiva di italiani e stranieri in cantine, malghe o frantoi per acquistare direttamente dai produttori vini, ortofrutta, olio, formaggi, e altre specialità offerte da oltre 63mila imprese agricole attraverso spacci aziendali, chioschi, bancarelle, sagre. E' quanto stima la Coldiretti per l'estate 2011 in occasione della divulgazione dei dati Istat sul commercio fisso al dettaglio.
«L'andamento in controtendenza per gli acquisti diretti dal produttore in azienda è il risultato - sottolinea la Coldiretti - della crescente aumento dei consumatori che vogliono garantirsi cibi genuini espressione della cultura del territorio dei quali conoscere l'origine ed i metodi di lavorazione».
«L'acquisto di un alimento direttamente dal produttore - spiega la Coldiretti - è una occasione per conoscere non solo il prodotto ma anche la storia, la cultura e le tradizione che racchiude dalle parole di chi a contribuito a conservare un patrimonio che spesso non ha nulla da invidiare alle bellezze artistiche e naturali del territorio nazionale».
Cia: «Carrello della spesa più vuoto» - Le vendite «sono ferme, le famiglie tagliano e le borse della spesa languono. Lo dimostrano i dati Istat sul commercio al dettaglio a giugno, che evidenziano un andamento piatto, stagnante». E' quanto evidenzia la Cia - confederazione italiana agricoltori - commentando i dati Istat sulle vendite al dettaglio.
«In particolare - sottolineano gli agricoltori - i consumi alimentari registrano una variazione nulla sia a livello congiunturale che tendenziale, rimediando solo un aumento dello 0,2 per cento nel complessivo del primo semestre 2011: un «rialzo» talmente leggero che non serve neppure a coprire le perdite subite nel triennio precedente».
«Gli italiani, quindi, continuano a tirare la cinghia - spiega la Cia - e a tavola ricercano la promozione e il prezzo più basso, risparmiando anche sulla qualità. Tanto che anche a giugno l'unica tipologia commerciale che resta su valori moderatamente positivi è il discount, con un incremento annuo dell'1,5 per cento. All'opposto, gli ipermercati crollano al meno 1,7 per cento, le botteghe di quartiere al meno 1,5 per cento e i supermercati devono accontentarsi di un misero più 0,4 per cento».
Ma la «cura dimagrante» al carrello della spesa è evidente anche guardando i dati sulla domanda domestica nei primi mesi del 2011: calano drasticamente - ricorda la Cia - i consumi di frutta e agrumi (meno 8,7 per cento), pesce (meno 7,5 per cento), pane (meno 7,1 per cento), latte e formaggi (meno 6,3 per cento), carne rossa (meno 5,1 per cento).
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