28 agosto 2025
Aggiornato 12:30
Riforma pesca UE

Slow Food: «Più tutela per la pesca artigianale»

«Con questo regolamento si continua a favorire la pesca industriale»

ROMA - Il nuovo regolamento prevede di bandire la pratica del rigetto di pesce in mare: dal 2013 tutto il pescato dovrà essere portato a riva e conteggiato nelle quote.
Ma il provvedimento che fa più discutere è l’introduzione dal 2014 di un sistema di quote di cattura trasferibili per le navi di oltre 12 metri e per tutte le imbarcazioni con attrezzi trainanti. Le concessioni, destinate solo agli armatori, avranno una validità minima di 15 anni, che gli operatori potranno affittare o scambiare a livello nazionale: chi ha sforato la quantità assegnata di pesce pescato, può comprare una quota da chi è rimasto sotto il limite consentito. Si verrà così a creare un mercato delle quantità assegnate, un pò come succede con il sistema dello scambio di quote di gas serra presente nel protocollo di Kyoto.

«Bene per quanto riguarda la volontà di messa al bando del rigetto in mare, una pratica inaccettabile» sostiene Silvio Greco, biologo marino e presidente del Comitato scientifico di Slow Fish «Ma notiamo con rammarico, alla luce delle positive premesse scaturite dagli incontri con la Commissaria Damanaki a Slow Fish (la manifestazione Slow Food dedicata all’universo ittico svoltasi a Genova il 27-30 maggio scorso), che c’è poco coraggio nella proposta di riforma, rispetto a una situazione a parere di tutti sull’orlo del baratro».
«Con il sistema delle quote trasferibili, si continua a perseverare nella logica di favorire la pesca industriale, dimenticandosi delle migliaia di comunità di pesca artigianale che restano le uniche realtà di sfruttamento sostenibile delle risorse ittiche e di salvaguardia degli ecositemi marino-costieri. Nella riforma i tre concetti di sostenibilità, efficienza e coerenza sembrano essere disattesi: ci si è più preoccupati del mercato che del mare» conclude Greco.