28 marzo 2024
Aggiornato 11:00
Il 5 Giugno scatta il «tax freedom day»

Da domani gli italiani lavorano per sè e non per le tasse

CGIA: «Anche quest'anno si sono resi necessari 155 giorni di lavoro, ben 40 giorni in più rispetto al dato registrato nel 1980»

MILANO - «Oggi è l'ultimo giorno dell'anno che lavoriamo per il fisco, da domani scocca il giorno di liberazione fiscale». A segnalarlo è il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che ha calcolato il giorno in cui si «smette» di pagare tasse e contributi allo Stato. Nel 2011, il «tax freedom day» arriva il 5 giugno. «Anche quest'anno, così come era successo nel 2010 - prosegue Bortolussi in una nota - si sono resi necessari 155 giorni di lavoro, ben 40 giorni in più rispetto al dato registrato nel 1980».
Per arrivare alla data del 5 giugno l'Ufficio studi della Cgia ha preso in esame il dato di previsione del Pil nazionale e lo ha suddiviso per i 365 giorni dell'anno, ottenendo così un dato medio giornaliero. Dopodichè, ha considerato il gettito di imposte, tasse e contributi che verseremo allo Stato, e lo ha diviso per il Pil giornaliero. Il risultato di questa operazione individua nella giornata di domani la data a partire dalla quale gli italiani lavoreranno per sè e non più per il fisco.

«RIDURRE LA SPESA» - «Lavorare sino al 4 giugno per lo Stato - rileva Bortolussi - ci dà l'idea di quanto eccessivo sia il nostro fisco. Ormai sui contribuenti onesti grava una pressione fiscale che arriva a toccare il 51-52%, un carico che non ha eguali in Europa. Solo la Svezia e la Danimarca hanno un livello di tassazione superiore al nostro». C'è un modo per far retrocedere il giorno di liberazione fiscale? «Con meno spesa pubblica possiamo ridurre anche le tasse. Ma questo risultato lo otteremo, molto probabilmente, con l'applicazione del federalismo fiscale. Per il nostro Paese rappresenta un'occasione storica per uscire da questa situazione. La strada, se tracciata bene, è quella giusta. Infatti, le esperienze europee ci dicono che gli stati federali hanno una spesa pubblica minore con una qualità dei servizi migliore».