20 aprile 2024
Aggiornato 02:30
L'Amministratore Delegato «rassicura» da Venezia

Marchionne: Il quartier generale resta a Torino

«Ma l'Italia cambi atteggiamento». Elkann: «Chrysler impresa storica»

VENEZIA - Un trasferimento del quartier generale di Fiat da Torino a Detroit non è all'orizzonte. Da Venezia, l'amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne è tornato ad assicurarlo. E il presidente, John Elkann, ha aggiunto: «La presenza di Fiat in Italia è una presenza importante e non si ridimensionerà, anzi. L'investimento di Mirafiori non si sarebbe potuto fare se non ci fosse la prospettiva dei mercati nei quali oggi riusciamo anche ad essere presenti».

Il riferimento è naturalmente all'operazione annunciata nella notte tra giovedì e venerdì, che porta la quota di Torino in Chrysler al 52%. E di oggi è l'annuncio che la Fiat ha anche offerto giovedì scorso 125 milioni di dollari al governo canadese per l'1,7% detenuto nella casa di Detroit. «Gli annunci di queste due settimane sono di fondamentale importanza per la Fiat e il suo futuro. Con il passo di ieri abbiamo chiuso una partita importante con il governo americano, ora vediamo con quello canadese. E' un'impresa storica», ha commentato Elkann, elogiando il lavoro svolto da Marchionne e dal suo staff.

«Sono un pò stanco, ma ieri è stata una bella giornata», ha dichiarato a sua volta l'a.d. in occasione del Consiglio per le relazioni tra Italia e Stati Uniti, il workshop di due giorni che si è svolto all'isola di San Clemente (Venezia).

«La fusione e il trasferimento degli headquarters non è una priorità quest'anno», ha sottolineato il manager italo-canadese. Per Marchionne la «vera questione» sul tavolo dopo l'accordo Fiat-Chrysler «è lavorare sulla leadership e l'integrazione. Abbiamo intenzione di fare qualche cambiamento a breve, sarà un'estate molto impegnativa». Sul fronte della corporate governance, Marchionne ha spiegato: «Abbiamo bisogno di trovare una soluzione al dilemma della corporate governance che tenga presente che c'è un'entità negli Usa, un grande produttore di automobili che produrrà negli Stati Uniti tante auto quante ne produce la Fiat nel mondo».

L'operazione americana, ha quindi avvertito l'ad., deve diventare un monito anche per l'Italia che «deve cambiare atteggiamento: ieri negli Usa ringraziavano, non insultavano».

Quanto ai rapporti con Confindustria, Marchionne ha assicurato che non c'è alcuna ostilità. Ma, ha aggiunto, «non posso accettare che l'appartenenza a Confindustria indebolisca la Fiat. Capisco le ragioni storiche ma la Fiat viene prima di tutto». Sul fronte sindacale, infine, dove all'orizzonte si profila la prima udienza del ricorso presentato dalla Fiom contro la newco di Pomigliano, che si terrà il prossimo 18 giugno, la posizione espressa da Marchionne è stata sintetica: «Gestiremo le conseguenze».