20 aprile 2024
Aggiornato 09:30
Welfare

L’Italia non è un paese per anziani

L’Associazione nazionale pensionati (Anp) della Cia si mobilita: dal 28 febbraio al 13 marzo due settimane di iniziative in tutto il territorio

ROMA - Pensioni sempre «più povere», tagliate dalla crisi e dalla ripresa dell’inflazione; servizi sociali totalmente insufficienti, soprattutto nelle zone rurali; liste d’attesa nella sanità diventate una vera e propria odissea; scarse le risorse per la non autosufficienza; trasporti inadeguati. L’Italia non è più un paese per anziani. E così il disagio cresce in maniera preoccupante. L’Associazione nazionale pensionati (Anp) della Cia-Confederazione italiana agricoltori dice basta e scende in piazza per tutelare gli interessi di tante persone che hanno difficoltà a tirare avanti. Dal 28 febbraio al 13 marzo prossimo sono state proclamate due settimane di mobilitazione. Obiettivo: pensioni adeguate, servizi diffusi, qualificazione del sistema socio-sanitario.

Nell’ultimo decennio -sottolinea l’Anp-Cia nel manifesto predisposto per la mobilitazione - il potere d’acquisto delle pensioni è stato notevolmente corroso. E sono cresciute le difficoltà degli anziani che continuano a tirare la cinghia e sono costretti ad affrontare le tante difficoltà del quotidiano. Per questa ragione, prefigurare il sostegno al rilancio dell’economia (e dell’agricoltura in particolare) non può prescindere «da coraggiose politiche di espansione economica e dalla crescita anche dei consumi». Ciò è possibile anche attraverso la lotta all’evasione fiscale, agli sprechi e ai privilegi. Ma soprattutto -avvertono i pensionati Cia- non deve essere «tassata la povertà».

Per tale motivo - rimarca l’Anp-Cia - il percorso per la difesa economica dei pensionati, coniugando equità e qualità, parte dal recupero del «fiscal drag», da un alleggerimento del prelievo fiscale, dall’eliminazione dei ticket sanitari. E specialmente per le zone rurali è fondamentale l’organizzazione dei servizi sanitari, sociali e civili, «fattore decisivo per determinare il livello dello sviluppo economico, la qualità della vita, la difesa e il presidio del territorio».
Le risposte finora date dal governo sono state totalmente insufficienti. La pesante contrazione delle risorse e degli investimenti -fa notare l’Anp-Cia- mettono in discussione il livello minimo di sevizi ai cittadini e la possibilità per gli Enti locali di garantire una adeguata assistenza agli anziani, con il reale rischio di accentuare le disuguaglianze sociali e territoriali.
Davanti a questa realtà i pensionati della Cia si mobilitano su tutto il territorio nazionale per rivendicare la salvaguardia del potere d’acquisto delle pensioni e per far conoscere il disagio sociale in cui vivono. Da qui una serie di precise richieste: diminuzione della pressione fiscale sui trattamenti pensionistici, specie per le fasce medio basse; ripristino della doppia indicizzazione delle pensioni, non solo in base alle variazioni dei prezzi al consumo, ma anche in base alle dinamiche salariali; creazione di un «paniere» Istat mirato ai consumi reali dei pensionati per la rivalutazione annuale delle pensioni; ripristino della percentuale di adeguamento al costo della vita (dal 90 al 100 al cento).

L’Anp-Cia punta soprattutto il dito sulla sanità che deve rispondere in maniera adeguata agli anziani. Pur in un contesto di razionalizzazione e contenimento della spesa socio sanitaria, vengono sollecitati precisi e concreti interventi: dotazione nelle aree rurali di poliambulatori specialistici e attrezzati al pronto intervento; abolizione dei ticket sanitari per le fasce medio basse; «Piani regionali» taglia liste d’attesa; potenziamento delle risorse per la non autosufficienza; garanzia di trasporti locali adeguati per la permanenza dei cittadini nei centri e nelle aree rurali marginali.
Nel sottolineare l’esigenza di un confronto sereno ma ferm con le istituzioni, i pensionati della Cia riaffermano, nella logica della multifunzionalità dell’azienda agricola, la volontà di essere protagonisti di un nuovo welfare legato ai bisogni dei cittadini e delle comunità locali. Insieme alle strutture associative e di volontariato presenti nelle aree rurali -rileva l’Anp- si vuole assicurare equità e giustizia sociale, servizi efficienti, fruibili a costi contenuti, collaborando e integrandosi con i servizi pubblici più aperti al dialogo, alla collaborazione ed alla concertazione.