19 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Fisco

Il peso delle tasse supera il 51% del Pil

Lo sottolinea in una nota la Cgia di Mestre. Pil nazionale nel 2010 è stimato attorno ai 1.554,7 miliardi euro

ROMA - I contribuenti conosciuti dal fisco italiano non hanno scampo: sui loro conti grava un carico fiscale reale, fatto di imposte e contributi, da far tremare i polsi. Lo sottolinea in una nota la Cgia di Mestre secondo cui nel 2010 la pressione fiscale sull'economia 'regolare' è oscillata tra il 51,1 e il 51,9% del Pil: oltre 8 punti percentuali in più rispetto al dato contabilizzato dal Ministero dell' Economia e delle finanze.
«Sia chiaro - commenta Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - l'Istituto nazionale di statistica e il Ministero dell'economia e delle finanze conteggiano la pressione fiscale in modo corretto. Quest'ultima, ricordo, è data dal rapporto tra il gettito, fiscale e contributivo, ed il Pil che include, così come prevedono le disposizioni statistiche internazionali, anche l'economia non osservata. Vale a dire il sommerso economico che, nel 2010, secondo una nostra stima, oscilla tra un valore minimo di 231,2 miliardi e un valore massimo di 272,7 miliardi. In buona sostanza, il nostro Pil nazionale (che nel 2010 è stimato attorno ai 1.554,7 miliardi di euro) racchiude in sè anche la cifra imputabile all'economia sommersa».

Nel 2010, si legge nella nota, la pressione fiscale «ufficiale« ha toccato, secondo i dati presentati nel settembre scorso dal Mef, il 42,8% del Pil. Se, però, si toglie dalla ricchezza prodotta la quota addebitabile al sommerso economico, calcoliamo la pressione fiscale sul Pil reale (o, come l'abbiamo definita nella tabella allegata, la pressione fiscale sull'economia 'regolare'). Facendo questa operazione 'verità', il Pil diminuisce e, pertanto, aumenta il risultato che emerge dal rapporto. Ovvero, la pressione fiscale».
«Ebbene, secondo la stima della Cgia di Mestre, nel 2010 la pressione fiscale sull'economia 'regolare', che pesa sui contribuenti italiani, è oscillata tra un'ipotesi minima del 51,1% e un'ipotesi massima del 51,9%.

«Chi in Italia è conosciuto dal fisco - conclude Bortolussi - subisce un prelievo fiscale ben superiore al dato statistico ufficiale. Per questo è assolutamente improrogabile una seria lotta contro il lavoro nero e l'evasione fiscale. Aumentando la platea dei contribuenti, potremo così ridurre imposte e contributi a chi oggi ne paga più del dovuto». A livello metodologico, si segnala che l'ultimo dato dell'Istat riferito alla dimensione economica dell'economia irregolare, è del 2008. Per gli anni successivi, l'Ufficio studi della Cgia ha proceduto ad applicare la medesima incidenza che il sommerso economico aveva sul Pil nel 2008. Ciò ci consente di dire che, alla luce del probabilissimo aumento del lavoro nero e dell'abusivismo avvenuto in questi ultimi 2 anni di grave crisi economica, ci troviamo di fronte ad un valore economico del sommerso riferito al 2010 molto sottostimato. Per questo la CGIA ritiene che il livello della pressione fiscale «reale» sia da ritenersi più vicino all'ipotesi massima (51,9%), anziché a quella minima (51,1%).