26 aprile 2024
Aggiornato 22:00
Giornata mondiale del risparmio

«Italiani preoccupati, cresce il pessimismo sul futuro»

Indagine realizzata dall'Acri: meno fiducia nella ripresa. Ma il 55% è soddisfatto della propria situazione

ROMA - La lenta e graduale uscita dalla crisi ha reso gli italiani prudenti e preoccupati, con un crescente pessimismo sul futuro dell'economia. È lo scenario delineato nella decima indagine 'Gli italiani e il risparmio' realizzata dall'Acri (con l'Ipsos) per la Giornata mondiale del risparmio, in programma domani. C'è quindi un atteggiamento di «attendismo prudente e preoccupato», che pare legato a disillusione e a scarsa visibilità sul futuro. Il paese viene percepito come poco reattivo alla crisi (i pessimisti sul futuro dell'economia sono il 41%, contro il 30% di ottimisti), ma anche sulla ripresa globale gli italiani fanno affidamento meno che in passato.

Sull'economia in generale, l'ottimismo prudente del 2009 (il 55% di ottimisti contro il 29% di pessimisti) rimane maggioritario ma assai ridimensionato: il 45% di ottimisti contro il 37% di pessimisti, e in particolare al Centro gli ottimisti passano dal 57% del 2009 al 39% del 2010. E se pochi italiani (6%) dicono migliorata la propria situazione economica, i soddisfatti crescono di 2 punti percentuali rispetto al 2009 (dal 54% al 56%) e dall'inizio della crisi addirittura di 5 punti percentuali (nel 2007 e nel 2008 erano il 51%). In particolare aumentano nel Nord-est (+9 punti dal 2009) e nel Nord-ovest (+5 punti), mentre Centro e Sud sono assenti da questo recupero.

Una famiglia su quattro è costretta a indebitarsi o ad attingere ai propri risparmi. Nel 2010 infatti «il numero di chi riesce a risparmiare si mantiene costante rispetto agli ultimi anni, attestandosi al 36%». Sono invece il 37% quelli che consumano tutto quello che guadagnano, mentre «una famiglia su quattro deve ricorrere a debiti o al decumulo di risparmio pregresso».
Chi è riuscito a risparmiare si trova soprattutto al Nord (Nord-est 45%, Nord-ovest 41%), dove le percentuali sono lievemente in crescita rispetto all'anno scorso. In affanno i risparmiatori del Sud (dove risparmia il 30%, come nel 2009) e soprattutto quelli del Centro, dove c'è la maggiore contrazione del numero di famiglie che riescono a risparmiare (scese al 32% dal 39%).
Il 26% delle famiglie, invece, è in «saldo negativo» di risparmio (il 25% nel 2009): sono nuclei che per tirare avanti hanno dovuto ricorrere a prestiti, bancari e non (7%) e famiglie che hanno dovuto decumulare risparmi passati (19%). Le famiglie in saldo negativo sono soprattutto al Sud, dove nel 2010 raggiungono il 34% (erano il 31% l'anno scorso).

L'apertura di credito sul futuro mostrata del 2009, sottolinea l'indagine Acri, «sembra aver lasciato il campo alla consapevolezza che l'uscita dalla crisi sarà graduale e con tempi più lunghi rispetto a quanto previsto l'anno scorso». L'83% degli italiani (era il 78% un anno fa) «percepisce la crisi come grave e il 69% si aspetta che non se ne potrà uscire prima di 4 anni (erano il 57% l'anno scorso), con il 31% che ipotizza addirittura una soglia di 5 anni o più». I tempi per la conclusione della crisi, quindi, «sembrano allungarsi anzichè ridursi e questa situazione si traduce in una crescente preoccupazione unita a un prudente attendismo, in particolare se riferito alla situazione italiana».
A questo diffuso «attendismo prudente e preoccupato» si accompagna l'idea, da parte di un sempre maggior numero di famiglie, di godere di una situazione economica tutto sommato soddisfacente: sia tra quelli che sono fiduciosi sul proprio futuro sia tra quelli preoccupati. La contraddizione di un Paese che nell'insieme è sempre più preoccupato del futuro e che, allo stesso tempo, mostra un consistente numero di cittadini soddisfatto sulla propria situazione personale «potrebbe trovare la spiegazione in una sorta di sospensione delle aspettative di miglioramento». Sulla situazione personale, infatti, quasi la metà degli intervistati (il 49%) ritiene che non cambierà, ma i fiduciosi (28%) superano gli sfiduciati (19%).
La situazione nel Paese «sembra quindi polarizzarsi». In un clima di preoccupazione generale, chi non è stato direttamente colpito dalla crisi tende a rivalutare la propria situazione personale, nonostante sia preoccupato. Al contempo c'è il 23% delle famiglie (quasi una su quattro) che è stato colpito effettivamente dalla crisi, nel senso che qualcuno appartenente al nucleo familiare ha perso il lavoro oppure ha avuto delle condizioni peggiorative, ed è particolarmente pessimista e critico riguardo la propria situazione economica.