Tensione alla Fiat: i tre operai oggi vanno a lavorare
I tre lavoratori licenziati (e poi reintegrati) nonostante il no della Fiat andranno regolarmente allo stabilimento, pronti a chiamare le Forze dell'ordine
MELFI - I tre operai Fiat licenziati e reintegrati dal giudice di Melfi oggi non resteranno a casa. Andranno a lavorare. Lo ha detto ieri Giovanni Barozzino, uno dei tre lavoratori, ai microfoni di Sky Tg24. «Ci presenteremo, lo hanno ordinato i giudici. Io alle 13.30 mi recherò allo stabilimento di Melfi insieme ai miei due compagni», ha detto Barozzino che avverte: «chiameremo le forze dell'ordine» se non ci dovessero far entrare.
La Fiat ha chiesto ai tre lavoratori dello stabilimento di Melfi, licenziati nel luglio scorso e reintegrati dal giudice di lavoro, di non presentarsi in fabbrica alla riapertura dei cancelli di oggi. Il 6 ottobre sarà discusso il ricorso presentato dal Lingotto contro la decisione del giudice di Melfi.
FIOM - Intanto la Fiom sta valutando con gli avvocati se ci sono gli estremi per un'azione penale ha detto il segretario regionale della Fiom Basilicata, Emanuele Di Nicola, poichè il giudice aveva deciso «per il reintegro immediato dei tre lavoratori».
Oggi dalle 12 ci sarà un presidio della Fiom davanti all'azienda, anche per «informare i lavoratori», ha spiegato Di Nicola, sottolineando: «chiederemo che i lavoratori entrino come da ordinanza del giudice che è un giudice della Repubblica italiana. Marchionne non può pensare che le leggi dello Stato siano rispettate solo per fare profitto, ma devono essere rispettate anche quando di mezzo ci sono i lavoratori».
BONANNI - Secondo il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni la Fiat sbaglia a non reintegrare i tre lavoratori di Melfi. «Rischia di essere la faccia opposta della Fiom. I lavoratori - ha detto Bonanni - i lavoratori ma non chi li guida, possono sbagliare, ma anche la Fiat sbaglia a rincorrere le provocazioni della Fiom e più lo fa, più dà forza alle provocazioni. Sbaglia a non reintegrare. C'è il rischio di essere la faccia opposta della Fiom stessa».
Spero Fiat si ravveda in questo atteggiamento che non aiuta. Così perdiamo solo tempo». Secondo Bonanni la Fiom è diventata un «movimento politico e non più un sindacato» e perchè ci sia l'unità tra i sindacati occorre che la «Cgil metta a posto la Fiom che non è un sindacato ma un movimento politico».
EPIFANI - «Dell'atteggiamento della Fiat mi ha colpito il cambio d'inizio improvviso. All'inizio Marchionne appariva come un manager moderno che intendeva valorizzare i lavoratori e gli stessi sindacati. E per questo aveva suscitato interesse e una diffusa simpatia». Lo afferma in una intervista alla Repubblica il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani che, sulla vicenda dei tre operai di Melfi, aggiunge: «oggi si ripresenta invece con l'immagine della vecchia Fiat che chiede di scambiare il lavoro con la negazione di alcuni diritti. Penso che così facendo si finisca per danneggiare la stessa immagine dell'azienda. Perché non si può giocare con la vita delle persone, come invece sta accadendo nella vicenda di Melfi».
Il leader del sindacato di Corso Italia aggiunge quindi che «per la Cgil è inevitabile difendere i diritti, come quello di sciopero o la malattia che sono dei lavoratori, di tutti i lavoratori presi uno per uno. Non sono diritti nelle disponibilità dei sindacati. (...) Condivido la grandissima parte delle battaglie della Fiom, un'altra parte non la condivido e l'ho sempre detto pubblicamente».
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