25 aprile 2024
Aggiornato 20:00
Italia quinta nella UE

La pressione fiscale sale ancora

Il 2009 anno nero per i conti. Il peso del fisco sul Pil è stato del 43,2%. Marcegaglia: «Così non si va avanti»

ROMA - La pressione fiscale aumenta e l'Italia è quinta nell'Unione europea per il peso delle tasse. Lo rileva l'Istat, secondo cui nel 2009 la pressione fiscale complessiva rispetto al Pil è passata al 43,2%, dal 42,9% dell'anno prima. Nella classifica europea dell'incidenza sul Pil del prelievo tributario e contributivo, l'Italia si piazza quindi al quinto posto (insieme alla Francia), preceduta da Danimarca (49%), Svezia (47,8%), Belgio (45,3%) e Austria (43,8%). I valori più bassi sono invece in Lettonia (26,5%), Romania (28%), Slovacchia e Irlanda (29,1%).

L'aumento della pressione fiscale in Italia, spiega l'istituto di statistica, «è l'effetto di una riduzione del Pil superiore a quella complessiva del gettito fiscale e parafiscale, la cui dinamica negativa (-2,3%) è stata attenuata da quella, in forte aumento, delle imposte di carattere straordinario (imposte in conto capitale), cresciute in valore assoluto di quasi 12 miliardi». A 'gettare benzina sul fuoco' è la Cgia di Mestre, secondo la quale la pressione effettiva sfiora il 52%.

PESA LA RIDUZIONE DEL PIL - Tornando al nostro Paese, l'Istat segnala che il risultato del 2009 è «l'effetto di una riduzione del Pil superiore a quella complessivamente registrata dal gettito fiscale e parafiscale, la cui dinamica negativa (-2,3 per cento) è stata attenuata da quella, in forte aumento, delle imposte di carattere straordinario (imposte in c/capitale), cresciute in valore assoluto di quasi dodici miliardi di euro». Tra le imposte straordinarie sono classificati i prelievi operati in base al cosiddetto «scudo fiscale», per un importo di circa 5 miliardi di euro, e i versamenti una tantum dell'imposta sostitutiva dei tributi, che hanno interessato alcuni settori dell'economia, in particolare quello bancario. Tutte le altre componenti del prelievo fiscale sono risultate in calo: le imposte indirette del 4,2 per cento (dopo essere diminuite già del 4,9 nel 2008), le imposte dirette del 7,1 per cento e i contributi sociali effettivi dello 0,5 per cento. La flessione delle imposte dirette è dovuta essenzialmente al calo del gettito Ires (-23,1 per cento) rispetto al 2008, mentre quella delle imposte indirette ha risentito delle significative diminuzioni del gettito dell'Iva (-6,7 per cento) e dell'Irap (-13,0 per cento). L'andamento dei contributi sociali effettivi riflette la tenuta delle retribuzioni lorde, dovuta alla lieve crescita dell'importo medio pro-capite, che ha parzialmente compensato la flessione dell'occupazione.

CONFINDUSTRIA - Dure le reazioni con la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia secondo la quale «la pressione fiscale è un problema di cui parliamo da sempre. Oggi è ai massimi, è un problema per la crescita. Spazi nel brevissimo sono difficili, però è importante parlarne perchè non è possibile andare avanti con una pressione così alta soprattutto nei confronti delle imprese e dei lavoratori». La Cisl lamenta che ad essere penalizzati sono soprattutto lavoratori e pensionati, e sottolinea come i dati «confermino la necessità di affrontare il grande capitolo della riforma fiscale in tempi brevi». La Cgil osserva che «i salari dei lavoratori italiani continuano ad essere i più tassati in Europa, con il 44,5%. Questo non può più essere accettato: serve urgentemente». Il sindacato coglie quindi l'occasione per chiedere «l'istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, insieme ad un intervento fiscale sulle grandi ricchezze e sui grandi patrimoni».

PREOCCUPATO IL PD - Esprime «preoccupazione» il Pd che per bocca del suo responsabile economia e lavoro, Stefano Fassina fa notare come «il peso del fisco sul Pil emerso supera il 50%. Vengono schiacciati sempre più pesantemente i redditi da lavoro dipendente, co.co.co e pensioni, mentre altre tipologie di reddito riescono a cogliere le opportunità di evasione, allargate dal governo Berlusconi sin da giugno 2008 e incentivate dai condoni». Per questo, aggiunge, «Il governo, invece di fare propaganda sull'articolo 41 della Costituzione, sia disponibile a discutere gli emendamenti presentati dal Pd al Senato per avviare subito i primi passi della riforma fiscale».