«Salvare a tutti i costi la fabbrica»
E' il pensiero di Don Aniello Tortora: «A questo punto non bisogna tirare più la corda»
NAPOLI - I diritti dei lavoratori vanno difesi in qualunque situazione, ma a questo punto occorre difendere la fabbrica a tutti i costi. Si può sintetizzare così il pensiero di don Aniello Tortora, parroco della chiesa Santa Maria del Rosario, di Pomigliano d'Arco, da sempre in prima linea nella lotta della classe operaia della città alle porte di Napoli. Interpellato da Apcom, don Aniello, con voce ferma, ma amareggiata, spiega che anche la sua parrocchia si è schierata, ancora una volta, a fianco delle tute blu della Fiat, ma che «a questo punto non è opportuno tirare ancora di più la corda».
«Credo che, adesso, anche i lavoratori siano stanchi e chiedano, più di ogni cosa, che venga tutelato il proprio stipendio. La Fiom - spiega don Aniello - ha le sue sacrosante ragioni, ma al punto in cui siamo arrivati occorre non pretendere di più e sperare in trattative future. I diritti di chi lavora vanno sempre garantiti e tutelati, ma se dovesse chiudere lo stabilimento Fiat - ha proseguito don Aniello - per Pomigliano sarebbe la crisi più profonda. Una esasperazione che non toccherebbe solo chi lavora in fabbrica, ma l'intero comparto produttivo, l'indotto e la comunità tutta. Non dimentichiamo - ha concluso - che da decenni Pomigliano è una città operaia ed è sulle grandi fabbriche che si basa l'economia di tante famiglie che, nella maggior parte dei casi, sono monoreddito».
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