29 marzo 2024
Aggiornato 11:00
Conferenza dei governatori

Manovra, Regioni in rivolta contro i tagli

Bersani: «E' una botta storica». Testo incostituzionale. Federalismo a rischio, ricadute su famiglie. Cota firma, poi si dissocia

ROMA - Regioni sul piede di guerra contro i tagli previsti dalla manovra. Il testo è a rischio «incostituzionalità» ed è stato costruito «senza condivisione», si legge nel documento della Conferenza straordinaria delle Regioni, votato all'unanimità dai governatori. Il presidente, Vasco Errani, ha avvertito il governo di cambiare il provvedimento e di «suddividere proporzionalmente» i tagli tra i vari comparti della pubblica amministrazione. Così com'è il testo, ha attaccato Errani, grava per oltre il 50% sulle Regioni, con «pesanti ricadute» su cittadini e imprese. Per il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, la reazione delle Regioni è «giustificata» perché la stretta contenuta nella manovra «è una botta storica alle politiche sociali».

Le Regioni, viene sottolineato nel documento, sono consapevoli della necessità di una intervento «tempestivo» rispetto alla situazione economica generale, e sono disponibili a fare la propria parte. Ma hanno ribadito al governo la richiesta di un incontro urgente e hanno avvertito: «Non alzeremo bandiera bianca». In particolare, le Regioni criticano l'esecutivo per il «mancato coinvolgimento» nella messa a punto del provvedimento.

FORMIGONI - La manovra, ha ricordato Errani, prevede una riduzione dei trasferimenti di 4 miliardi per il 2011 e 4,5 miliardi a decorrere dal 2012. Con questi tagli e in particolare con quelli al trasporto pubblico locale, ha lamentato il presidente della Lombardia Roberto Formigoni, è a rischio un terzo dei treni e colpirà un terzo del personale. Secondo Formigoni, il governo si comporta da «padre sciammanato» di fronte a «figli virtuosi» che sono le Regioni. Per Formigoni, inoltre, la manovra per come è impostata affossa il federalismo fiscale: «Uccide il bambino nella culla», ha affermato.

COTA - Di diverso avviso il neogovernatore del Piemonte, Roberto Cota, secondo il quale «è assurdo dire che questa manovra mette a rischio il federalismo fiscale. La manovra - ha sottolineato - mette anzi in luce che il federalismo fiscale è necessario e indifferibile». A rischio i servizi primari, invece, secondo Renata Polverini, presidente della Regione Lazio. Con questa manovra le Regioni, ha attaccato, saranno costrette «ad aumentare le tasse o a ridurre i servizi. Siccome le tasse non possiamo aumentarle, le Regioni avranno difficoltà a garantire i servizi». Le Regioni, ha aggiunto, «non vogliono tirarsi fuori, ma vogliono partecipare in maniera equa a tutte le componenti della spesa pubblica».