27 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Consumi alimentari

Nel carrello meno pane, carne bovina, vino e olio d’oliva

La Cia commenta gli ultimi dati Istat sulle vendite al dettaglio. La crisi economica sta modificando le abitudini a tavola

ROMA - Pane, carne bovina, vino, olio d’oliva, agrumi, primi patti surgelati, salumi Dop. Sono questi i prodotti alimentari che hanno segnato nel corso del 2009 i cali più evidenti nei consumi domestici. A sottolinearlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori in merito ai dati dell’Istat sulle vendite al dettaglio degli alimentari che sono diminuite a gennaio scorso dell'1 per cento rispetto a dicembre e del 3,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2009.

Un dato, soprattutto quello tendenziale, estremamente negativo che conferma le difficoltà che incontrano le famiglie italiane, il 60 per cento delle quali, proprio a causa della crisi economica, sono state costrette a cambiare menù. E così -avverte la Cia- è cambiato il carrello della spesa alimentare. Nel 2009 si è evidenziata una flessione, su base quantitativa, nella domanda di derivati dei cereali (meno 2 per cento), dovuta soprattutto al pane, ai primi piatti surgelati e ai biscotti dolci, mentre continua a crescere la pasta, che, nonostante i rincari, mette a segno un aumento (tra il 2 e il 2,5 per cento). Si registrano, sempre in quantità, diminuzioni anche per la carne bovina (meno 2,1 per cento) e avicola (meno 1,2 per cento), per l’olio di oliva (meno 3,4 per cento) e per i vini e spumanti (meno 1,3 per cento).

Da rilevare che tra quest’ultimi, alla buona domanda per i vini a denominazione, ha fatto riscontro -rileva la Cia- una diminuzione degli acquisti di vino da tavola. Restano, invece, invariati gli acquisti domestici di carne suina e salumi senza denominazione (più 0,1 per cento). Calano, al contrario quelli Dop. Mentre crescono le vendite di ortaggi (più 1,4 per cento). Una domanda vivace si è avuta anche per il latte e i derivati del latte (più 1,1 per cento), in particolare i formaggi e lo yogurt. In risalita i consumi di frutta (più 3,4 per cento) e di prodotti ittici (più 3,7 per cento).

La crisi economica non sembra, quindi, aver svuotato il carrello della spesa delle famiglie italiane, ma piuttosto ha contribuito a modificarlo. Il consumatore -come si rileva anche nell’ultima indagine dell’Ismea sulle tendenze agroalimentari- appare ancora cauto. Fa più ricorso alle promozioni e agli acquisti effettuati presso i canali più convenienti, come gli hard-discount. Anche davanti a prezzi che non hanno subito rincari, sussiste un clima d’attesa e si conferma un «impoverimento» della spesa.
Molte delle modifiche alla spesa alimentare sono di natura strutturale, cioè indipendenti dal momento di crisi, ma dettate da nuovi stili di vita e di consumo. E’ il caso del calo costante che sta sperimentando il consumo di pane, di olio di oliva normale e di sansa, del vino da tavola, che presentano una valida alternativa rispettivamente nei sostituti del pane, nell’olio extravergine e nei vini a denominazione. E’ anche il caso, d’altro canto, della crescita degli ortaggi e legumi surgelati e conservati, degli ortaggi IV e V gamma e dello yogurt, prodotti che soddisfano bisogni specifici del consumatore quali la praticità e comodità d’uso o sono in grado di rispondere all’aspetto salutistico.

Alcune modifiche, invece, sono più facilmente riconducibili allo specifico momento di crisi attuale. Si può citare, ad esempio, la flessione del riso «parboiled» e dei primi piatti surgelati, prodotti evidentemente più cari e ai quali i consumatori hanno preferito il riso bianco. A ciò si aggiunga che gli italiani non hanno diminuito i consumi di pasta, la quale, nonostante i forti rincari degli ultimi due anni, mantiene un prezzo altamente competitivo nei confronti degli altri prodotti potenziali sostituti.

Tra gli alimenti proteici, in calo la carne bovina, quella cunicola e i salumi a denominazione, sostituiti da uova, carne di tacchino e salumi senza denominazione. In questo caso -sottolinea la Cia- è evidente la sostituzione tra prodotti con prezzi differenti a favore di quelli meno cari. In aumento anche la domanda di formaggi e burro. Tra gli ittici freschi, triglia e sogliola (uno tra i pesci comuni più costosi) sono state sostituite da merluzzo e alici, che presentano prezzi decisamente più contenuti. Tra i molluschi, giù le seppie e in aumento i mitili, anche in questo caso evidentemente per questioni di risparmio.

L’attuale crisi economica -come evidenzia anche l’Ismea- è forte e diversa da quelle che hanno caratterizzato il passato. I comportamenti di acquisto avevano già cominciato a modificarsi negli ultimi anni come risultante di un cambiamento dei valori e dello stile di vita. La crisi in alcuni casi ha solo accelerato questi cambiamenti: si acquista con maggiore consapevolezza e maggiore attenzione al prezzo, con l’obiettivo di spendere al meglio le risorse disponibili.