8 maggio 2024
Aggiornato 23:30
Politica energetica

Sul fotovoltaico e sul nucleare tornano steccati e barricate

Il governo taglia gli incentivi all’energia solare e Vendola minaccia barricate contro l’atomo

L’Italia quando si parla di energia da che parte sta? La domanda va rivolta al Paese nella sua totalità. A partire dal governo, fino all’opposizione nelle sue varie forme , da quelle più moderate a quelle più estremiste.
La bolletta elettrica che paghiamo è la più salata in Europa, produciamo meno energia dal sole della Germania, scontiamo gli effetti di un pronunciamento sull’energia nucleare che ha distrutto un sapere tecnologico che in passato ci aveva visto occupare le prime posizioni nel mondo.

Recentemente alcuni passaggi avevano fatto ben sperare per un cambiamento di rotta.
C’è stato negli ultimi due anni un promettente recupero nella produzione di energia da fonti alternative ed in particolare da quella fotovoltaica, sullo sviluppo della quale ha naturalmente ha avuto una influenza decisiva il continuo evolversi della tecnologia. Inoltre il governo ultimamente aveva fatto la sua parte consentendo ampi incentivi per la diffusione dell’energia solare.
Sul versante nucleare c’è stato inoltre il deciso pronunciamento della maggioranza che ha introdotto il ritorno all’atomo nel suo programma di governo.
Insomma sembravamo avviati sulla buona strada.
Ecco invece che sui rispettivi fronti, sia quello che capo al governo sia quello occupato dall’opposizione, sono riapparsi steccati e barricate.
Gli steccati portano la firma del Consiglio dei ministri che ha emanato un decreto (sarà messo in discussione nei prossimi giorni nel corso della Conferenza Stato-Regioni) che cala una scure di oltre il 20 per cento sugli incentivi a favore del fotovoltaico. Inoltre è previsto un ulteriore taglio del 6 per cento per il 2012 e così via a calare per gli anni successivi.
Secondo gli operatori è una mannaia, inferta in nome del progresso tecnologico «colpevole» di avere abbattuto i costi, che rischia di rendere impossibile il traguardo dei 2° megawatt prodotti da energie rinnovabili, come l’Italia si è impegnata a raggiungere entro il 2020.
Passando dalla parte opposta, vale la pena di ricordare che il candidato che ha vinto a furor di popolo le primarie della sinistra in Puglia, inaugurando la sua campagna elettorale, ha già proclamato che se il governo avesse in animo di portare il nucleare in Puglia dovrà far scendere l’esercito per vincere la sua opposizione. Le affermazioni di Nichi Vendola sono forti, ma non devono meravigliare. Sono decenni che la sinistra radicale specula sul nucleare, figuriamoci se ci rinuncia oggi che la battaglia per conservare le poltrone si fa più dura.

Intanto l’APER, l’associazione che riunisce i produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili, manifesta sconcerto per l’approvazione all’interno della Legge Finanziaria regionale delle Marche di un articolo che «introduce un divieto irragionevole e immotivato di realizzare impianti a biomassa di potenza superiore a 5 MW termici, indipendenti da progetti di riconversione di impianti industriali del settore bieticolo – saccarifero». L’Associazione sottolinea inoltre che, agli impianti ammessi, la suddetta norma impone un ingiusto aggravio procedimentale: la sottoposizione a screening laddove la soglia statale per l’assoggettabilità è pari a 50 MW termici.
«Tutto ciò - ha commentato Marco Pigni, direttore di APER – risulta in evidente contrasto con il quadro normativo (comunitario e nazionale) di riferimento che impone la promozione e la massima diffusione delle fonti rinnovabili nonché il rispetto delle discipline statali di settore».
Gli episodi delle ultime ore che riportato sono ola prova che, al di là delle enunciazioni di facciata, quando si scende ai fatti il governo, l’ opposizione, le Regioni, per un motivo o per l’altro, hanno tutta l’intenzione di riprendere il fuoco di fila verso quelle energie che avrebbero il pregio di affrancarci per una parte significativa dai miasmi, ambientali, politici ed economici, del petrolio.
E’ inutile stare a ripetere chi ne pagherà le conseguenze.