25 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Può essere l’occasione per rendere più efficienti i servizi sociali per gli anziani

Federalismo fiscale: evitare ulteriori pesanti squilibri. Serve un nuovo welfare

In occasione dell’11° Festa nazionale dei pensionati della Cia, si è tenuto anche un convegno sulle nuove normative

TORINO - L’Italia è il paese che invecchia di più al mondo, ma non sembra essere, almeno dai dati a disposizione, un paese per anziani. Oggi gli ultrasessantenni sono circa il 20 per cento della popolazione ed entro 15 anni raggiungeranno il 25 per cento. Attualmente oltre l’80 per cento (in pratica 8 su 10) degli anziani chiede servizi sociali, sanitari e assistenziali pronti ed efficienti. Per questa ragione bisogna evitare che la nuova legge sul federalismo fiscale abbia ricadute pesanti su questa categoria, creando squilibri evidenti tra le varie zone territoriali. E’ quanto sostenuto durante il convegno, appunto sul tema del federalismo fiscale, che si è tenuto nell’ambito dell’11° Festa nazionale promossa a Torino, Stresa e Alba dall’Associazione pensionati (Anp) della Cia-Confederazione italiana agricoltori.

«Con l’accrescere dell’età -è stato evidenziato dal presidente della Cia Giuseppe Politi nel corso del convegno- aumenta in maniera esponenziale il bisogno dei servizi e di assistenza. Un fenomeno questo che si accentua ancora di più nelle campagne e nelle zone rurali, dove proprio i servizi sociali sono minori rispetto a quelli dei centri urbani. Gli anziani hanno bisogno di risposte chiare, di interventi mirati, di politiche realmente concrete. Occorrono certezze che, purtroppo, non sono ancora venute. Anzi, si continua a ridurre la spesa sociale e i servizi».

«Nei confronti degli anziani occorre elaborare e mettere in atto strategie politiche finalizzate a garantire servizi efficaci di assistenza socio-sanitaria. Serve -ha rimarcato Politi- un intervento strutturale che dia ampie garanzie a queste fasce deboli della società, soprattutto nei territori rurali dove, purtroppo, in questi ultimi anni sono diminuite le strutture in grado di venire incontro a chi oggi vive nella solitudine. Occorre, di conseguenza, un’azione nuova e realmente costruttiva. Bisogna dare risposte valide e in tempi brevi. Il federalismo fiscale, dunque, non deve mettere a rischio quegli strumenti che gli anziani ritengono indispensabili per una vita dignitosa, ma contribuire a svilupparli e a renderli migliori».

Festa che si è articolata per tre giorni e con domenica scorsa 13 settembre si è chiusa con una significativa manifestazione che si è tenuta ad Alba.
«La legge sul federalismo fiscale -ha avvertito il presidente dell’Anp-Cia Mario Pretolani- introduce alcuni principi innovativi che possono determinare, nella situazione di emergenza in essere, l’uscita dalla crisi con uno stato rinnovato nelle sue articolazioni, oppure, un aggravamento delle condizioni economiche e sociali del Paese. Il risultato dipende da come le istituzioni locali, le regioni e lo stato nazionale nelle sue articolazioni, governative e parlamentari, riescono a governare questo processo innovativo. Peraltro, il presupposto di questo provvedimento è quello di spostare sul territorio, più vicino alla gente, il reperimento delle risorse per regioni ed enti locali, ed alleggerire la pressione fiscale nazionale».

«Il nostro compito di associazione di rappresentanza dei pensionati è quello -ha rilevato Pretolani- di incalzare le istituzioni, a livello nazionale, regionale e comunale, affinché il processo applicativo delle nuove regolamentazioni introduca una maggiore giustizia sociale attraverso un percorso redistributivo, interrotto purtroppo negli ultimi anni da una politica che pensa alle categorie più deboli solo in forma caritatevole».

«Il federalismo fiscale, a completamento della riforma del 2001, può essere -ha riaffermato il presidente dell’Anp-Cia- una occasione per ridisegnare un nuovo welfare delle opportunità e delle responsabilità, a condizione che tutti i protagonisti riescano ad innescare un percorso di forte rinnovamento istituzionale e culturale del Paese. Il principio che, tuttavia, ci deve guidare nel campo dei servizi sia sanitari che sociali, partendo dal dettato costituzionale, di garantire i diritti a tutti i cittadini, deve partire dalla presa in carico del cittadino, il cittadino deve essere al centro dell’azione con la presa in carico da parte dei servizi. Va superata la troppo elevata autoreferanzialità dei servizi sociali o sanitari, dove prevale l’interesse della struttura, il tecnicismo, rispetto al cittadino».

La necessità di avere tempestivi servizi -è stato rilevato durante il convegno dei pensionati Cia- raggiunge picchi molto elevati (95 per cento) soprattutto tra gli anziani non autosufficienti. D’altra parte, la tipologia di disabilità più diffusa è quella legata alle difficoltà di svolgimento delle attività quotidiane di cura della propria persona (3 per cento della popolazione totale). Segue la disabilità nel movimento (2,2 per cento), il confinamento individuale a casa (2,1 per cento) e, infine, la disabilità sensoriale (1 per cento): i ciechi parziali o totali sono 352 mila, 877 mila le persone con problemi dell’udito e 92 mila i sordomuti.

L’invecchiamento della popolazione -è stato sottolineato- contribuisce, infatti, ad una progressiva espansione del fenomeno della non autosufficienza. In pratica, è disabile un italiano su cinque con 65 anni o più. E lo sono quasi la metà degli ottantenni. Non solo. Nel nostro Paese il numero degli ultrasessantenni è destinato ad aumentare dai 10 milioni attuali ad oltre 13 milioni nel 2015: uno ogni quattro abitanti. E ciò comporterà inevitabilmente una crescita delle persone anziane disabili. Da qui l’esigenza di validi servizi sociali, dall’assistenza alla sanità.
Durante la festa dei pensionati Cia sono stati organizzati mercati di prodotti tipici e di qualità delle aziende agricole piemontesi.