19 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Editoria e internet

Editori contro Google Books, anche editori italiani dicono no

Prima udienza della corte di New York prevista per 7 ottobre

MILANO - Nel giorno in cui per autori e editori scade il termine previsto dal tribunale di New York per presentare ricorso contro il progetto di Google di realizzare un'enorme biblioteca virtuale digitalizzando tutti i libri possibili fisicamente reperibili sul territorio degli Stati Uniti, prende posizione contro Google anche l'associazione italiana degli editori.

Oggi tre grandi obiezioni al servizio Google Books sono state presentate dall'Associazione Italiana Editori alla Corte di New York, rilievi che sono anche contenuti nel parere inviato alla Commissione europea per l'audizione del 7 settembre sul tema. Le obiezioni - disponibili sul sito www.aie.it - si riferiscono all'accordo transattivo (Settlement) per chiudere la class action tra Google e le associazioni di autori ed editori americani per il servizio Book Search, che coinvolge anche qualsiasi opera libraria italiana disponibile sul mercato Usa.

La prima udienza della Corte di New York è prevista il 7 ottobre. Contro il progetto di Google oltre a singoli autori ed editori si è schierato anche un 'cartello', la Open Book Alliance, che al suo interno vede editori, autori e altre imprese attive sul fronte dell'informatica e delle vendite online (Amazon, per esempio) e che intende contrappore a Google Books un programma di digitalizzazione alternativo, la bilioteca online no-profit «Archive», che sino a oggi ha già digitalizzato 50.000 libri.

Il Settlement, spiegano dall'Aie, prevede che Google possa digitalizzare e vendere in diverse forme le opere fuori commercio a meno che gli autori o gli editori non dispongano diversamente registrandosi in un apposito Registro. «Ciò viola in più parti la Convenzione di Berna sul diritto d'autore - si legge nel testo inviato alla Corte - che stabilisce il consenso preventivo per qualsiasi utilizzo delle opere e che la tutela prescinda da qualsiasi registrazione».

Google, dal canto suo, in vista della scadenza di oggi, è andata al contrattacco reclutando una serie di voce in suo favore. Si tratta di autori, gruppi per i diritti civili, ecc., che in nome della libertà di «accesso» al sapere difendono l'operazione di Google. «L'accesso alla conoscenza significa una vera uguaglianza di opportunità in una società democratica» dice Wade Henderson presidente e amministratore delegato della Leadership Conferenxe on Civil Rights. A favore di Google anche la United States Association: «con GoogleBooks - dice il presidente dell'associazione Gregory Cendana - tutti gli studenti in qualsiasi luogo degli stati uniti potrà avere i più grandi libri del mondo a portata di mouse...».

Ma gli editori restano sulla loro posizione. «Siamo di fronte - sostiene sempre oggi l'Aie - a un accordo privato che di fatto istituisce un regime speciale di gestione dei diritti a favore di una singola impresa. Il che è senza precedenti, in quanto le eccezioni del diritto d'autore sono sempre stabilite invece dalla legge e a favore del pubblico, non di un singolo. Un regime di questo genere genera rischi concreti di creazione di un monopolio nell'editoria elettronica libraria. Qualsiasi concorrente di Google, infatti, dovrà continuare a chiedere le dovute autorizzazioni. Chi potrà competere con il gigante di Mountain View, che già può sfruttare le sinergie con il suo motore di ricerca per acquisire visibilità?».

In un'industria culturale, insistono gli editori italiani, il monopolio ha conseguenze non solo economiche. Una clausola del Settlement, denunciata con forza nei dossier Aie, attribuisce a Google un potere totalmente discrezionale di escludere i libri non graditi. La prospettiva di un monopolio associata a un incondizionato potere censorio deve preoccupare non solo gli editori.

Infine Aie, in quanto coordinatore del progetto Arrow che in Europa sta affrontando i problemi della gestione tecnologica dei diritti per le biblioteche digitali, è stata incaricata dalla Federazione europea degli editori di svolgere un'analisi tecnica dettagliata delle modalità di gestione dei dati sui libri.

«L'approccio di Google è totalmente diverso dal nostro - ha spiegato Piero Attanasio, direttore tecnico di Arrow - Sorprendentemente, invece di utilizzare a pieno le tecnologie di rete, hanno deciso di accumulare in un'unica banca dati centrale oltre 60 milioni di record, di fonti diverse, combinati in modo non trasparente». E un'indagine dell'Aie ha rilevato tassi di errore fino all'81% nella corretta individuazione della disponibilità commerciale dei libri.