Crisi: cresce il “taccheggio” degli alimentari
Sulla base dei dati contenuti nell’indagine del “Barometro mondiale dei furti nel retail”, la Cia sottolinea che le sottrazioni alimentari in Italia sono cresciute dell’16,8%
ROMA - Oltre ad essere i più «clonati» dall’agropirateria internazionale, sono quelli che più fanno gola ai taccheggiatori dei supermercati. Si tratta dei formaggi «made in Italy» di qualità (Parmigiano Reggiano e Grana Padano in testa), delle carni e dei salumi, dei vini, che detengono il poco invidiabile primato di essere i prodotti alimentari più rubati dagli scaffali dei grandi magazzini. Così, subito dopo le lamette da barba (15,4 per cento) e le cartucce d'inchiostro per le stampanti (14,3 per cento), occupano i primi posti in questa particolare classifica. E’ quanto rileva la Cia-Confederazione italiana agricoltori sulla base anche dei dati contenuti nell'edizione 2008 del «Barometro dei furti nel retail», realizzato da Checkpoint Systems, leader mondiale nelle soluzioni per la sicurezza dei beni nel punto vendita, in collaborazione con «The centre for retail research».
Lo studio rivela che nel 2008 gli ammanchi mondiali di merce, dopo un positivo trend quadriennale, sono aumentati dell’1,5 per cento arrivando a 71,184 miliardi di euro, mentre in Italia sono stati pari a 2,977 miliardi, con una crescita rispetto all’anno precedente del 4,1 per cento.
Tra i furti, proprio gli alimentari sono i «preferiti». Al primo posto -segnala la Cia- troviamo i formaggi pregiati (8,6 per cento del totale). Tra questi i più «ricercati» dai taccheggiatori proprio il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano. In Italia. Infatti, per il primo ogni dieci confezioni vendute, una «salta» la barriera della cassa. Così, il «re dei formaggi», con il 10 per cento, occupa il terzo posto nella classifica dei furti.
Nella graduatoria della classifica, troviamo, dopo i profumi e i cosmetici, le carni e i salumi (6,8 per cento). A seguire i vini e i superalcolici (passati dal 2 al 2,6 per cento) che superano abbondantemente i furti dei capi d’abbigliamento, i prodotti high tech e i dvd e i videogame.
Dal Barometro dei furti emerge, comunque, un cambiamento nelle scene del taccheggio: nelle grandi superfici meglio protette da barriere elettroniche, sorveglianti e videocamere c’è stata una flessione (meno 0,2 per cento) degli episodi criminali, aumentati, però, nei discount (più 6,2 per cento) e nei piccoli supermercati di prossimità (più 4,6 per cento), meno protetti. In circa la metà dei casi le mani leste sono quelle delle bande specializzate o di clienti, mentre il 30 per cento dei furti è commesso dal personale del negozio e il 6,7 per cento dai fornitori durante il ciclo d’approvvigionamento. La quota restante è relativa ad errori interni.
Per quanto riguarda le sottrazioni di prodotti alimentari, queste sono cresciute del 16,8 per cento. In particolare, quelle dei vini e dei superalcolici sono aumentate di oltre il 20 per cento, quelle di carni, salumi e formaggi del 10 per cento. Il Parmigiano Reggiano ha registrato una crescita nella frequenza dei furti dell’11,1 per certo e supera prodotti da sempre gettonatissimi, quali dvd, cd musicali e videogame (5,5 per cento).
«E tutto ciò è il segno dei tempi che viviamo, delle difficoltà economiche, della crisi dei consumi che ha colpito molte famiglie italiane che -avverte il presidente nazionale della Cia Giuseppe Politi- difficilmente arrivano alla fatidica ‘quarta settimana’. E così il furto alimentare per alcuni, specialmente nelle fasce più deboli della società, diventa, purtroppo, necessità».
«Nel gruppo dei taccheggiatori occasionali -sottolinea ancora Politi- si trova, infatti, la categoria di soggetti che ruba proprio a causa della situazione di difficoltà economica in cui vivono e sono soprattutto anziani. Mossi dallo stato di bisogno puntano ai generi alimentari di prima necessità e agiscono d’impulso».
Queste persone -come rileva il Barometro dei furti- si mettono la merce nella borsa o in tasca e sono consapevoli di compiere un atto contrario alla morale. Quindi, nel consumare il reato cercano di causare un danno di lieve entità e generalmente la merce da loro sottratta è quella meno costosa. Agiscono in modo maldestro e se colti sul fatto dai sorveglianti sono sovente sopraffatti dalla vergogna. Ammettono subito le loro responsabilità e chiedono di non dire nulla ai loro familiari.
«Il Parmigiano Reggiano -rimarca il presidente della Cia Politi- non è, tuttavia, solo il prodotto più rubato, ma è anche quello più preso d’assalto dall’agropirateria internazionale. Nell’immenso supermarket del ‘falso’, del ‘tarocco’ e del ‘bidone alimentare’ è, infatti, il più ‘copiato’ tra i prodotti italiani a denominazione d’origine, Dop e Igp».
«Al Parmigiano Reggiano appartiene, purtroppo, anche il primato delle imitazioni. Il suo ‘tarocco’ -aggiunge il presidente Politi- lo troviamo in Argentina, in Brasile, in Giappone, ma anche in Germania e nel Regno Unito. Seguono il Prosciutto di Parma e quello di San Daniele, il Grana Padano, la Mozzarella di bufala e l’Asiago. Una forte crescita di «falsi» si sta registrando anche per il Gorgonzola. E così lo troviamo sotto il nome di Tinboonzola e di Cambozola».
Ma per trovare i «falsi» Dop e Igp non c’è certo bisogno di andare all’estero. E’ sufficiente navigare in Internet -sottolinea la Cia- per poter avere una vera e propria vetrina del «taroccato». In molti siti si possono acquistare, infatti, formaggi come il Parmesan o il Regianito, il Provolone e l’Asiago, prodotti nel Wisconsin (Usa), la Robiola del Canada, la Mozzarella del Texas, la Fontina «made in China», i pomodori San Marzano coltivati in California, i fiaschi tricolore di Chianti, statunitensi e australiani, il Prosciutto di San Daniele di una ditta americana.
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