28 marzo 2024
Aggiornato 10:00
Sintesi della relazione del segretario generale GIOVANNI FAVERIN

Cambiamo il futuro del lavoro pubblico

Lavoriamo per il bene pubblico con più responsabilità sociale e nuova partecipazione professionale

Un cambiamento coraggioso e responsabile quello che chiede con la federazione dei lavoratori pubblici il segretario generale Giovanni Faverin ,che dal terzo congresso nazionale della Cisl Fp lancia l’idea di un sindacato come «laboratorio dei servizi pubblici». Un sindacato nuovo per «cambiare il futuro del lavoro pubblico».

Oggi, d’altra parte, la sfida del cambiamento è già nei fatti, visto che «la crisi economica ha acuito gli squilibri e i ritardi presenti a livello di finanza pubblica, soprattutto dal lato delle uscite» e che «si sta imponendo una revisione dell’intero modello sociale e di welfare». Per la Cisl Fp serve dunque un nuovo slancio nel riqualificare la spesa pubblica e nel costruire «una nuova efficienza dei servizi al cittadino e alle imprese».

C’è un problema di risorse, ma la situazione di impasse di cui è spesso oggetto la Pa è dovuta anche «all’elevata permeabilità tra funzione pubblica e funzione amministrativa». Porre fine a questa condizione è per il sindacato una priorità: «la politica interferisce nell’attività di enti, agenzie e aziende pubbliche sia attraverso la cooptazione di personale politicamente affine nelle posizioni di responsabilità, sia attraverso le catene dei favori e degli interessi finalizzate al consenso immediato». Mentre non meno pericolosa è l’azione delle lobby degli affari interessate a subentrare nella fornitura di servizi. «Far prevalere forme positive di confronto degli interessi è condizione fondamentale per la modernizzazione delle amministrazioni pubbliche». Strategica in questo senso è l’alleanza tra il sindacato e i «dirigenti seri ed onesti che non hanno paura di essere valutati in base ai risultati e alle competenze».

La posta in gioco è quella di riuscire a dar vita ad «un nuovo modello sociale italiano, come evoluzione del modello sociale europeo» e metter fine ai vincoli che rendono l’Italia una «società bloccata». «In Italia come altrove – spiega il segretario Cisl Fp - negli ultimi anni si è andata perdendo la capacità di tenere unite la crescita economica e la solidarietà sociale e sono invece aumentati i punti di criticità del sistema di welfare e le fratture nel rapporto tra i cittadini e la collettività».

Per il rilancio tre parole d’ordine. La prima è competitività: «bisogna continuare a promuovere i valori dell’uguaglianza e dell’inclusività perché una società senza troppe disuguaglianze è anche più competitiva, e in questo senso la riforma delle amministrazioni e dei servizi pubblici è un fattore indispensabile».

La seconda è valutazione. Il sistema democratico, lo stato sociale, i sistemi locali di welfare possono essere fatti funzionare meglio se alla fine di una legislatura gli elettori possono giudicare chi ha governato e amministrato, e avere anche gli strumenti per «misurare» i servizi pubblici attraverso una comparazione nel tempo.

Valutazione dell’operato delle persone (politica, management, dipendenti e professionisti in servizio), valutazione della performance delle strutture e valutazione della soddisfazione dei cittadini rispetto ai servizi pubblici. «La grande scommessa – dice Faverin - sarà quella che riguarderà l’organizzazione delle strutture e la partecipazione dei lavoratori all’aumento della produttività e avrà ad oggetto l’introduzione di strumenti di valorizzazione del merito, di incentivazione del contributo individuale, professionale e collettivo rispetto all’andamento delle strutture. Ma per realizzarla serve la partecipazione dei corpi intermedi della società e quindi del sindacato».

Terzo, attenzione ai costi: superamento della spesa storica come richiesto dalla legge delega sul federalismo fiscale e finanziamento delle funzioni pubbliche attraverso i costi standard, in modo che i servizi erogati da ogni amministrazione siano parametrati sulla base di criteri di efficienza e di obiettivi di servizio. Una innovazione importante tanto quanto l’autonomia impositiva dei vari livelli di governo, il mantenimento del principio di solidarietà o la nuova responsabilità locale nel prelievo e nella gestione delle risorse che dovrà caratterizzare l’ assetto federale. «L’attuazione del federalismo – sostiene la Cisl Fp - sarà utile se riuscirà a produrre nel sistema un risparmio di risorse e non un aggravio di spesa. Valorizzando la dimensione locale, aumentando il controllo dei cittadini sulla gestione pubblica e invertendo la tendenza all’allargamento dei divari regionali».

Sono concetti sui quali si sta finalmente raccogliendo un ampio consenso e che non a caso sono confluite anche nel Libro bianco appena pubblicato dal Ministro del welfare. «La visione di una vita buona nella società attiva – è il commento del segretario sul documento - coglie nel segno quando indica che il capitale umano deve tornare al cuore del sistema produttivo come il cittadino e le organizzazioni intermedie lo sono di quello sociale. La valorizzazione delle competenze e l’aumento della produttività devono costituire la spinta alla competitività e al miglioramento delle condizioni salariali come la certezza della presa in carico e la promozione attiva del benessere devono essere fondamento del diritto di cittadinanza. Con la partecipazione attiva dei singoli, anche l’autorganizzazone della società potrà garantire il necessario completamento di un sistema che attraverso la sussidiarietà avvicini le persone, rafforzi i legami sociali e favorisca lo sviluppo e la coesione sociale nei territori». Reti amministrative pubbliche dunque o di collaborazione pubblico privato, ma anche spinta all’integrazione dei servizi come avviene già nelle aree più avanzate del paese (modello socio assistenziale integrato), alla realizzazione di consorzi fra enti locali, alla diffusione dei contratti di servizio nei diversi livelli amministrativi.

«La professionalizzazione delle risorse umane e l’innovazione dei modelli di erogazione del lavoro costituiscono il terreno principale di azione del sindacato», rimarca ancora Faverin. «E’ attraverso questi snodi che passa la qualità dei servizi, l’efficienza e l’efficacia della pubblica amministrazione. In molte realtà concrete di lavoro non sono le risorse economiche che mancano, ma la capacità di organizzare le attività lavorative e le persone che la svolgono, di innescare processi di qualità, di liberare energie compresse o sprecate. Su questo il sindacato vuole un confronto e una contrattazione onesta e qualificata».

Il richiamo è al nuovo modello contrattuale del pubblico impiego sottoscritto il 30 aprile scorso: «La contrattazione collettiva sarà la leva fondamentale della definizione nei piani industriali, degli obiettivi da condividere e della partecipazione sindacale responsabile alla progettazione degli interventi da promuovere. Ma soprattutto la contrattazione di secondo livello fortemente incentivata dal nuovo modello di contratto potrà garantire l’avvio di un nuovo percorso di efficienza e confronto nel settore pubblico attraverso l’aumento dei salari con la detassazione dei premi legati ad obbiettivi di miglioramento della produttività dei servizi offerti». Sta in questo secondo Faverin la portata storica dell’accordo: «Con la riforma ogni comunità è chiamata ad una nuova responsabilità concertata a livello locale per muovere le leve del cambiamento. Mentre sul piano concreto il nuovo modello di contrattazione costituisce l’occasione per agire sull’assetto organizzativo e promuovere nuovi modelli sperimentali di lavoro anche attraverso l’incentivazione alle persone». Così come per lanciare anche nel settore pubblico la previdenza complementare, da tempo invocata dalla Cisl Fp, o per procedere più speditamente ai rinnovi contrattuali di Sanità ed Enti locali che ancora attendono. «Come mai  - è la provocazione al Governo e agli amministratori locali – si trovano sempre i soldi per i consulenti o per aumentare gli stipendi a dirigenti e medici e non per il personale di comparto?»

«Serve più coerenza e meno vis polemica». Esattamente come nel caso dei lavoratori atipici della Pa, dove ci si scontra sui numeri invece di pensare a proseguire il percorso di stabilizzazione secondo regole condivise. Anche perché – sottolinea il segretario Cisl Fp - «difficile pensare ad una amministrazione più efficiente e moderna se non si realizza il necessario ricambio generazionale per inserire forze giovani e qualificate nelle amministrazioni pubbliche. Difficile pensare ad una amministrazione meno bloccata e clientelare se non si riprende ad investire responsabilmente sulle nuove professionalità che ancora mancano al servizio pubblico. E inoltre servono più donne e giovani laureati anche tra i dipendenti pubblici».

Se produttività ed efficienza delle amministrazioni sono gli obiettivi, secondo la Cisl Fp, la legge delega Brunetta è «un punto di partenza che si può migliorare e attuare contrattando, concertando, in modo da farla diventare risultato». «Della legge condividiamo l’esigenza di migliore organizzazione delle amministrazioni pubbliche, la trasparenza come valore per i dipendenti e per i cittadini,  la valutazione e la verifica meritocratica. Ma sul decreto attuativo – avverte Faverin - il Ministro deve aprire subito il confronto con il sindacato». E ribadisce il proprio no secco alla ingerenza legislativa che limita la contrattazione: «non serve una disciplina nazionale troppo complessa e invasiva, e non si può limitare per decreto l’erogazione dei trattamenti legati al merito e alla performance, né si può escludere per legge il 25% dei dipendenti dalla possibilità di meritare la produttività. Nessun imprenditore privato lo fa’ né lo pensa».

Dalla relazione del numero uno di via Lancisi emerge una posizione chiara sui rapporti con le altre organizzazioni sindacali: unità operativa sulle singole piattaforme sindacali, ma senza rinunciare all’identità distintiva Cisl. «Non ci dobbiamo sottrarre alla competizione con le altre sigle soprattutto quando si tratta di assumerci delle responsabilità nell’innovazione della pubblica amministrazione e nella promozione delle prerogative e delle opportunità dei lavoratori. Nè dobbiamo aver paura di rimanere soli soprattutto quando si tratta di anticipare i cambiamenti ed orientamenti su cui gli altri dimostrano di essere in ritardo».

Sono questi i tratti peculiari di quello che Faverin definisce un «sindacato di persone per le persone», in cui  cioè la persona sia sostenuta, valorizzata e valutata in tutte dimensioni, quella tecnica professionale, ma anche quella relazionale.

Il sindacato del futuro, avverte però il segretario Cisl Fp, «deve saper cambiare per vincere, aumentando la base associativa e riorganizzandosi al proprio interno: contrattazione certo, ma anche innovazione, comunicazione, professionalizzazione».

Una nuova alleanza «tra lavoratori pubblici onesti e cittadini che chiedono una pubblica amministrazione trasparente, moderna ed efficiente» e maggiore capacità di vincere le sfide a livello locale, a partire dal tema dell’organizzazione del lavoro nei singoli enti. E infine più protagonismo dei lavoratori attraverso le Rsu in «un sindacato che guarda avanti e che vuole diventare più giovane e più forte».