1 maggio 2024
Aggiornato 19:30

FIAT, Oss. Romano: Stemperare entusiasmi su accordo con Chrysler

«Serve tempo per dire se cosa positiva o scommessa irresponsabile»

ROMA - L'Osservatore Romano invita ad evitare di trarre conclusioni affrettate e «stemperare gli entusiasmi» sull'accordo Fiat-Chrysler. «Bisogna aspettare: ci vorrà del tempo - si legge in un articolo del quotidiano della Santa Sede dal titolo Dove porta l'alleanza Fiat-Chrysler? a firma di Luca M.Possati- per capire se la partnership tra il Lingotto e Detroit sia stata frutto di una positiva strategia aziendale capace di rilanciare il mercato e creare occupazione, o solo un'altra scommessa di manager irresponsabili che volevano costruire un impero su quattro ruote».

«Il triste epilogo di un mito americano o il formidabile riscatto dell'industria automobilistica italiana? Chi vivrà vedrà. L'alleanza strategica tra Fiat e Chrysler è il risultato di una delicata trattativa durata mesi, nella quale i diversi attori protagonisti - le aziende, i sindacati, i Governi, le banche - hanno saputo entrare in sinergia e trovare una soluzione condivisa che fa bene al mercato dell'auto e dà un calcio alla crisi. Eppure - ragiona l'Osservatore- conclusa la fase degli annunci trionfali e delle grandi dichiarazioni d'intenti, solo adesso inizia la partita vera, quella più difficile».

Certo, riconosce l'organo ufficiale del Vaticano, «le premesse per un successo ci sono» ma «la storia ci insegna a stemperare gli entusiasmi». Perchè «in passato i grandi accordi tra case automobilistiche non hanno avuto vita facile. Riuscirà Fiat dove ha fallito il colosso tedesco Daimler, fino a pochi giorni fa azionista di Chrysler con il 19,9 per cento? Il travaso di tecnologie prospettato sarà realizzabile? Come reagirà il mercato? E quanto inciderà il prezzo della benzina?».

Analoga prudenza viene mostrata rispetto alla trattativa con Opel. «Un eventuale accordo - si legge - consentirebbe a Fiat di rafforzare la propria presenza anche sul mercato europeo, ma ci sarebbero conseguenze difficili da affrontare. Non si tratterebbe più di una semplice scalata italo-tedesca, o di una seconda fusione. A quel punto, saremmo di fronte alla ristrutturazione globale del mercato dell'auto». E, a questo proposito, l'Osservatore ricorda quanto ebbe a dire lo stesso Sergio Marchionne: «la crescita che punta a creare un impero non ha senso. E io non ho affatto intenzione di creare un impero».